Abbiamo cercato una canzone che parlasse del caso 4-F, un caso paradigmatico di repressione poliziesca, montatura giudiziaria e corruzione politica accaduto a Barcellona negli ultimi anni, ma non l’abbiamo (per ora) trovata.
Per saperne di più vi consigliamo di guardare il documentario autoprodotto, estremamente ben fatto, Ciutat Morta (el cas 4-F). Il film è disponibile su youtube in versione originale (catalano e castigliano) non censurata e sottotitolata in inglese. Un cumulo di scandali e di violazioni dei più elementari diritti degli imputati che si conclude tragicamente con il suicidio di una ragazza, Patricia Heras, accusata di un fatto che non aveva commesso. Il documentario – presentato in una decina di festival e pluripremiato – è stato infine trasmesso da TV3, la televisione pubblica catalana, dopo una lunga battaglia per ottenerne la diffusione pubblica, pur con una parziale censura di 5 minuti per ordine della magistratura.
Ciutat Morta – El cas 4-F – Link Youtube
Il 4 febbraio del 2006 qualcuno lanciò un vaso di fiori da una casa occupata (di proprietà dell’Ayuntamento – ossia il Comune) durante una festa, ferendo gravemente un agente di polizia. L’Ayuntamento e la polizia, non potendo verificare chi avesse effettivamente lanciato il vaso (dato che nella casa c’erano più di 3000 persone) scelsero dei capri espiatori incolpando persone innocenti che non si trovavano dentro quella casa e altre che nemmeno si trovavano nei paraggi. Le conseguenze dirette di questa messinscena si possono sintetizzare così: – Álex Cisternas e Juan Pintos hanno scontato due anni di custodia cautelare e altrettanti in prigione e semilibertá. – Rodrigo Lanza ha trascorso due anni in prigione in custodia cautelare ed è a tutt’oggi recluso. – Álex, Rodrigo e Juan furono torturati durante la detenzione da parte della polizia: la loro denuncia per torture non è mai stata accolta. – Patricia Heras ha trascorso due mesi in prigione e 4 mesi in terzo grado fino a che, il 26 aprile del 2011, ha deciso di togliersi la vita.
Il primo appello (nel Tribunale Provinciale di Barcellona, febbraio 2008) si svolse con molteplici irregolarità, non furono accettate le prove della difesa e l’unica prova dell’accusa fu la testimonianza dei due poliziotti: Bakari Samyang e Víctor Bayona. Fu presentato un ricorso alla Corte Suprema (luglio 2009) che ratificò la sentenza e aumentò le condanne (“questo per esservi lamentati”). Attualmente stiamo aspettando una risposta dal Tribunale Costituzionale di fronte al quale è stato presentato un altro appello.
Oggi per smontare questa strategia della polizia e dell’Ayuntamento di Barcellona di creare capri espiatori confidiamo in un nuovo strumento da poco reso pubblico: gli agenti della Guardia Urbana che furono gli elementi chiave del caso, Samyang e Bayona, finiranno in prigione per aver torturato il figlio di un diplomatico (Sentenza della sezione 5ª della Audiencia Provincial di Barcellona, del 17 ottobre del 2011). La sentenza mette in evidenza come simularono un delitto e falsificarono documenti, fatti che mettono in discussione la credibilità delle loro dichiarazioni come testimoni del caso 4F. Inoltre Amnesty International (vedi il dossier “Sal en la Herida”) e la difesa denunciarono le torture subite dagli accusati del 4F. La giudice del Tribunale 18 di Barcellona, Carmen García Martinez, si rifiutò di indagare su queste torture.
Aggiornamento: alla fine abbiamo trovato una canzone, o meglio un pezzo strumentale dedicato al caso 4F: Ciutat Morta.
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