Thomas Sankara è stato forse il leader africano che ha più marcato la storia recente del continente. Protagonista dell’esperienza rivoluzionaria in Burkina Faso dal 4 agosto 1983 al 15 ottobre 1987, quando fu assassinato. Sotto la sua guida uno dei paesi più poveri del mondo si mobilitò coinvolgendo le masse popolari e lanciando profonde trasformazioni che seppero suscitare una speranza formidabile nel paese ma anche al di là delle frontiere, nell’intero continente africano e negli altri paesi del cosiddetto “Terzo Mondo”.
Socialista, antimperialista e pan-africanista, Sankara avviò una politica di cambiamento radicale che si può così riassumere:
- liberazione dalla “tutela” neocolonialista francese che aveva sino allora dettato le sorti del paese nonostante l’indipendenza formale dichiarata nel 1960. Per sottolineare il cambiamento il vecchio nome colonialista “Alto Volta” viene cambiato in “Burkina Faso” che significa “la terra degli uomini integri”
- Investimento sull’Istruzione e la Sanità per migliorare le condizioni di vita materiali e culturali dei burkinabé, sul modello della Rivoluzione Cubana
- Riforma agraria e redistribuzione delle terre dei grandi proprietari terrieri ai contadini
- Liberazione della donna, a partire dalla partecipazione alla vita pubblica. Abolizione della poligamia e dell’infibulazione.
- Diritto alla casa e a un lavoro dignitoso
- Sviluppo di un’economia di sussistenza locale per affrancarsi dalla dipendenza dalle potenze colonialiste
Questi principi vengono espressi da Sankara in un famoso discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, il 4 ottobre 1984. Abbiamo scelto questo discorso come “pagina speciale” per il traguardo delle 30000 canzoni nel nostro sito. Nel discorso, oltre ad esporre i cardini della Rivoluzione nel suo paese, Sankara affronta anche temi di politica internazionale, appellandosi a una solidarietà speciale che unisca i tre continenti del “sud del mondo”, Asia, America Latina ed Africa. Prende una posizione netta contro il Sudafrica dell’Apartheid e contro l’arroganza militarista israeliana in Medio Oriente e – citando Fidel Castro – lancia un appello al disarmo evocando quanto di costruttivo si potrebbe fare con le risorse che l’umanità sperpera nel settore militare a scapito della pace.
Tre anni dopo questo discorso, degli uomini armati fanno irruzione al Consiglio Nazionale della Rivoluzione nella capitale. Il presidente si precipita fuori, le mani in alto, dicendo “sono io quello che cercano”. Non gli danno il tempo di proferire parola, viene falciato a mitragliate. Nessuno dei suoi consiglieri e guardie del corpo viene risparmiato. Il responsabile di questo nuovo colpo di stato è Blaise Compaoré, numero due della Rivoluzione, che si presta a tradire il Presidente probabilmente cedendo alle pressioni del governo francese. Secondo altre fonti fu lo stesso Compaoré ad uccidere Sankara. Le circostanze dell’assassinio non sono mai state completamente chiarite. Sotto la dittatura di Compaoré tutte le riforme di Sankara vengono annullate e il Burkina Faso ripiomba nella miseria più totale. Compaoré è rimasto al potere fino al 2014 quando è stato finalmente cacciato durante le sollevazioni popolari.
Nel presentare questo testo, un discorso estremamente diretto e sincero che si dice comunemente che sia stato “il discorso che è costato la vita” a Sankara, abbiamo voluto renderlo ancora più diretto ed esplicito. Abbiamo quindi affidato al nostro Anonimo Toscano del XXI Secolo la traduzione integrale in livornese. Che, dé, uno che parla così chiaro non guasterebbe avercelo anco dalle nostre parti!
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