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By Antiwar Songs Staff on 19 Gennaio 2015
Abbiamo cercato una canzone che parlasse del caso 4-F, un caso paradigmatico di repressione poliziesca, montatura giudiziaria e corruzione politica accaduto a Barcellona negli ultimi anni, ma non l’abbiamo (per ora) trovata.
Per saperne di più vi consigliamo di guardare il documentario autoprodotto, estremamente ben fatto, Ciutat Morta (el cas 4-F). Il film è disponibile su youtube in versione originale (catalano e castigliano) non censurata e sottotitolata in inglese. Un cumulo di scandali e di violazioni dei più elementari diritti degli imputati che si conclude tragicamente con il suicidio di una ragazza, Patricia Heras, accusata di un fatto che non aveva commesso. Il documentario – presentato in una decina di festival e pluripremiato – è stato infine trasmesso da TV3, la televisione pubblica catalana, dopo una lunga battaglia per ottenerne la diffusione pubblica, pur con una parziale censura di 5 minuti per ordine della magistratura.
Continue reading “Ciutat Morta – il caso 4-F”
Posted in General | Tagged 4-F, Barcellona, Catalogna, Montatura, Patricia Heras, Repressione poliziesca, Spagna
By Antiwar Songs Staff on 10 Gennaio 2015
De tous les imbéciles de toute race, de toute couleur
De ces foutus calotins et de leur odeur
Des jacobins fous et de leur ardeur
Des visionnaires et des martyrs de la haine et de la terreur.
De celui qui t’envoie au paradis en disant « C’est par amour »
Des manichéens qui te hurlent « Ou avec nous ou traître »
Délivre, délivre, délivre
Délivre-nous, Seigneur !
De toi, de tes images et de ta peur
Des prêtres de tout credo, de toutes leurs impostures
Des enfers et des paradis, d’une vie future
Des utopies pour endormir cette mort certaine
Des croisés et des croisades, de toute écriture sainte
Des fidèles envahissants de tous types et de toutes natures
Délivre, délivre, délivre
Délivre-nous, Seigneur
Délivre, délivre, délivre
Délivre-nous, Seigneur !
Francesco Guccini – Libera nos Domine – 1978 – trad. Marco Valdo M.I.
ATTENZIONE / APPELLO
Ci sarebbe bisogno URGENTE di tradurre questa canzone in LINGUA ARABA. Chiunque ne fosse in grado, o conoscesse qualcuno che lo è, è pregato di contattarci. Grazie.
Posted in Appelli, Canzoni | Tagged Charlie Hebdo, Francesco Guccini, libertà di espressione, Marco Valdo M.I.
By Antiwar Songs Staff on 31 Dicembre 2014
Brindiamo al nuovo anno con un Controguerra DOC, un rosso Lumen di Illuminati Riserva 2007.
E un abbraccio speciale a GPT, ovunque tu sia.
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By Antiwar Songs Staff on 22 Dicembre 2014
Another Brick in The Wall Part II: La canzone è famosissima e insieme a quella che la precede The Happiest Days of Our Lives rappresenta forse il più incisivo attacco all’oppressione del sistema educativo mai scritto e musicato. Dopo un’infanzia segnata dall’assenza di un padre “assassinato” in guerra, anche durante l’adolescenza a Pink – il protagonista del concept album The Wall dei Pink Floyd – non erano state risparmiate sofferenze ed umiliazioni. Dicono che quelli dell’adolescenza dovrebbero essere “i giorni più felici delle nostre vite” ma il titolo assume una valenza chiaramente sarcastica:ed in questo brano, indissolubilmente legato al successivo Another Brick in the Wall pt. 2, l’autore affronta la seconda concausa in ordine cronologico dei propri disagi mentali: il sistema educativo.
L’accusa, nonostante le precisazioni e i distinguo di Roger Waters, appare rivolta all’intero programma educativo di quel momento storico che anziché incoraggiare e motivare l’allievo, umiliava e mortificava ogni eccezionalità con lo scopo di garantire al “sistema” la produzione di cittadini privi di individualità e di conseguenza maggiormente controllabili.
Nella versione in studio il brano si collega alla precedente Another Brick In The Wall Part I con un suono di elicottero al quale segue la voce del maestro trattata con un effetto megafono. In questo si esplicita la volontà da parte dell’autore di paragonare il sistema scolastico a quello di un regime militare: l’insegnante si libra sopra i suoi allievi come un elicottero, pronto a scendere tra loro con l’ira di un sergente istruttore militare: Tu, si dico a te ragazzino…
A conferma di questa interpretazione nel film di Alan Parker la canzone viene introdotta dalla scena del treno che attraversa il tunnel: Pink bambino osserva le facce senza volto degli uomini-cloni stipati come animali che ci ricordano le terribili vicissitudini dei deportati ebrei e di come in questo modo venissero trasportati nei campi di concentramento nazisti. Qui Waters non intende certo paragonare l’eccidio di milioni di ebrei con la violenza psicologica fatta ai bambini in età scolastica, ma soltanto sottolineare che entrambe le condizioni sono il frutto di una “macchina” totalitaria rappresentata da scuole/campi di concentramento che tende a reprimere ogni individualità. Togliere ad un volto umano occhi e bocca significa eliminare quelle qualità umane che lo rendono riconoscibile come persona e quindi trasformarlo in una cosa. La maggior parte dei sistemi basati sull’odio e la paura del diverso operano in questo modo: privano gli uomini della loro identità per spegnere lo spirito di un popolo e renderlo così passivo alle aggressioni altrui, che siano queste interne o esterne.
Continue reading “We don’t need no education: Il tritacarne della scuola fabbrica”
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By Antiwar Songs Staff on 30 Novembre 2014
E’ la più triste notizia che si possa dare, ma purtroppo dobbiamo farlo.
Gian Piero Testa, collaboratore storico di questo sito e anima della “Sezione Greca”, con decine di traduzioni magistrali, ci ha lasciati stanotte per una gravissima e rapidissima malattia.
A chi lo ha conosciuto di persona restano non uno, ma diecimila ricordi; a chi non lo ha conosciuto resta la sua opera che questo sito si occuperà ancor più di mettere in risalto e di valorizzare come merita.
Che per Gian Piero, innamorato della Grecia, della sua cultura e della sua lingua, risuoni giustamente il grido: ΑΘΑΝΑΤΟΣ !
Αυτά είναι τα θλιβερότατα νέα που μπορούμε να δώσουμε, αλλά, δυστυχώς, πρέπει να το κάνουμε.
Ο Τζαν Πιέρο Τέστα, ιστορικός συνεργάτης αυτής της ιστοσελίδας και ψυχή του “Ελληνικού Τμήματος” με δεκάδες εξαιρετικών μεταφράσεων, μας άφησε χρόνους απόψε λόγω μιας βαριάς και ξαφνικής ασθένειας.
Γι’ όλους αυτούς που τον έχουν γνωρίσει μένουν μυριάδες θυμήσεων. Γι’ αυτούς που δεν τον έχουν γνωρίσει, μένει το έργο του, που η ιστοσελίδα αυτή θα μελετάει να του δίνει την αξία και την προβολή που αξίζει.
Για τον Τζαν Πιέρο, ερωτευμένο με την Ελλάδα, την κουλτούρα και τη γλώσσα της, ας ηχήσει η φωνή· ΑΘΑΝΑΤΟΣ !
L’autrice del ritratto di Gian Piero Testa è una giovane greca, Louiza Vradì, studentessa di Belle Arti, che l’ha tratto da una sua fotografia.
Oltre alle numerosissime introduzioni e traduzioni ospitate sul sito, su questo blog abbiamo pubblicato due articoli di Gian Piero: Qui (ancora) Politecnico e La Grecia è in svendita.
Posted in In ricordo | Tagged Gian Piero Testa, Grecia |
By Antiwar Songs Staff on 23 Novembre 2014
Resistete
a chi si costruisce una casetta
e dice: Ci sto proprio bene.
Resistete a chi è tornato
e dice: Grazie a Dio.
Resistete
al tappeto persiano degli appartamenti condominiali
all’ometto che sta in ufficio
della società di import-export
alla pubblica istruzione statale
al fisco
e pure a me che ve lo racconto.
Resistete
a chi dalla tribuna saluta
per ore e ore le sfilate
a quella sterile signora che distribuisce opere dei santi,
incenso e mirra,
e pure a me che ve lo racconto.
Resistete poi a tutti quelli che si dicon grandi
resistete al presidente della Corte d’Appello
alle musiche, ai tamburi e alle parate
a tutte le corti supreme che blaterano
(bevon caffè loro eccellenze i Consiglieri)
a tutti quelli che scrivono discorsi epocali
appiccicati alla stufa da pieno inverno
alle adulazioni, agli auguri e a tutti questi inchini
da parte di scribacchini e servi verso il loro savio caporione.
Resistete agli Uffici Stranieri e Passaporti
alle tremende bandiere degli stati e alla diplomazia
alle fabbriche di materiali bellici
a chi declama belle parole
agli inni di guerra
alle canzoni sdolcinate e lamentose
agli spettatori
al vento
a tutti gli indifferenti e ai saggi
agli altri che fanno finta di esser vostri amici
e resistete pure a me, a me che ve lo racconto.
E allora, statene certi, si andrà verso la Libertà.
Posted in Poesie | Tagged Grecia, Michalis Katsarós
By Antiwar Songs Staff on 14 Novembre 2014
È una delle immagini più famose del Novecento, quella in cui Tommie Smith e John Carlos si trovano sul podio dei 200 metri alle Olimpiadi a Città del Messico, il 16 ottobre 1968, con i pugni alzati, i guanti neri (simbolo del Black Power), i piedi scalzi (segno di povertà), la testa bassa e una collanina di piccole pietre al collo (“ogni pietra è un nero che si batteva per i diritti ed è stato linciato”).
Smith e Carlos facevano parte dell’Olympic Project for Human Rights («Perché dovremmo correre in Messico solo per strisciare a casa?» sta scritto sul manifesto di quegli atleti) e decisero di correre alle Olimpiadi nonostante il 4 aprile Martin Luther King fosse stato assassinato (e molti altri atleti avessero deciso di non partecipare). Tommie Smith arrivò primo (stabilendo il nuovo record mondiale dei 200 metri), Carlos terzo.
Sul quel podio salì sul secondo gradino Peter Norman, un australiano che per solidarietà con i due atleti afro-americani indossò durante la cerimonia la coccarda dell’Olympic Project for Human Rights.
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Posted in Canzoni | Tagged John Carlos, Messico, Mexico 68, Nationalteatern, Peter Norman, Svezia, Tommie Smith
By Antiwar Songs Staff on 9 Novembre 2014
Il muro è caduto, sicuro! Ma da un lato solo…
Ci resta da abbattere l’altro lato del muro.
Il lato della miseria e dello sfruttamento, quello della disoccupazione, quello della ricchezza che si nutre della povertà. Ci resta da abbattere il liberalismo che per assicurarsi le sue rendite e la sua dominazione uccide gli uomini, intesi come individui, come popoli e come specie, e distrugge il pianeta.
Che sia chiaro. L’altro lato del muro non ha niente a che vedere con un « Sunny side of the street ».
Marco Valdo M.I.
Posted in Anniversari | Tagged Berlino Est, Marco Valdo M.I., Muro di Berlino
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