Antiwar Songs Blog

il Blog delle Canzoni contro la guerra

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Power To The People

By Antiwar Songs Staff on 8 Dicembre 2013

john-lennon

Siamo andati in America varie volte con i Beatles e Brian Epstein cercava sempre di fare in modo che non dicessimo niente a proposito del Vietnam. Ad un certo punto io e George Harrison gli abbiamo detto. “Ascolta, la prossima volta che ce lo chiedono diciamo che non ci piace quella guerra e che dovrebbero farla finita al più presto”. E lo facemmo davvero. All’epoca era una cosa piuttosto radicale, soprattutto per i Fab Four. E’ stata la prima occasione che ho colto personalmente per sventolare una bandiera.

Ma devi capire che mi sentivo sempre represso. Eravamo così sotto pressione che non c’era praticamente nessuna occasione di esprimerci, specialmente lavorando a quei ritmi, sempre in tour e sempre rinchiusi nel bozzolo dei miti e dei sogni. E’ difficile quando sei Cesare e tutti ti dicono quanto sei meraviglioso e ti danno le caramelle e le ragazze, è difficile evadere e dire: “Ascolta, non voglio essere re, voglio essere vero.”

*

Sembra che tutte le rivoluzioni finiscano con il culto di una personalità; anche i cinesi pare abbiano bisogno di una figura paterna. Prevedo che questo accadrà anche a Cuba, con il Che e Fidel. Nel comunismo occidentale avremmo dovuto creare un’immagine degli operai quasi fantastica, in cui essi stessi sono la loro figura paterna. Bella idea! La classe operaia diventa l’eroina di se stessa. Sempre che non sia solo una nuova e confortante illusione, sempre che esista un effettivo potere degli operai. Se un capitalista o un burocrate decidono della tua vita, hai bisogno di illusioni. Le persone devono credere in loro stesse. Questo è il punto cruciale. Alla classe operaia deve essere istillata la fiducia in se stessa, il che non può essere fatto solamente tramite la propaganda. Gli operai devono muoversi, impadronirsi delle loro fabbriche e dire ai capitalisti di togliersi dai piedi. È quello che è iniziato a succedere in Francia nel maggio del 1968…gli operai hanno iniziato a essere consapevoli della loro forza

John Lennon, 1940-1980 – The Lost Interview (1971)

Posted in Anniversari | Tagged Beatles, John Lennon, Vietnam

Non abbiamo visto Mandela

By Antiwar Songs Staff on 7 Dicembre 2013

gal.mandela

Non lo abbiamo visto
Non abbiamo visto Mandela
Nel posto in cui è
Nel posto in cui viene tenuto

Oh, il mare è freddo e il cielo è grigio
Guarda attraverso l’isola la Baia
Siamo tutti isole finché non verrà il giorno
In cui attraverseremo l’acqua bruciante

Un gabbiano vola sul mare
L’infrangersi del silenzio è ciò che sogno
Chi ha le parole per dipanare la distanza
Tra te e me

Così cantava Johnny Clegg nel suo bellissimo omaggio a Nelson Mandela, censurato dal regime sudafricano.

Ma chi è stato Mandela? Il rivoluzionario comunista finito in galera grazie a una soffiata della CIA? O il presidente della riconciliazione che però non ebbe il coraggio di mettere in discussione il sistema capitalista del Sudafrica? Un internazionalista compagno di Fidel Castro, finalmente liberato in seguito alla vittoria nella battaglia di Cuito Cuanavale in Angola? O quello che si dichiarava  amico di Gheddafi, leader fratello? Quello che nel manifesto dell’ANC scritto in carcere nel 1980 recitava testualmente ”Unitevi! Mobilitatevi! Lottate! Tra l’incudine delle azioni di massa e il martello della lotta armata dobbiamo annientare l’apartheid!”? Oppure il Nobel per la Pace sbandierato come un nuovo Gandhi e che può apparire come un santino dietro la scrivania di Matteo Renzi? Un pericoloso terrorista, com’era considerato dal blocco occidentale per tutti gli anni ’80? Oppure l’uomo “senza il cui esempio non posso neanche immaginare la mia vita” come ha dichiarato Barak Obama?

Come amaramente constata il nostro Gian Piero Testa, c’è pur da osservare come sino ad oggi, a memoria d’uomo, non si è mai vista una rivoluzione umanistica che, colto il potere, non si sia atrofizzata in tirannidi parareligiose o non si sia stemperata in compromessi e in corruzione. Di Mandela si può dire che, tra queste alternative, che sembrano inevitabili come le Simplegadi, abbia mantenuto una rotta per quanto possibile dignitosa, che, almeno sul piano personale e non già del sistema politico e sociale ed etico in vigore, gli fa largamente meritare il rispetto anche di chi è abituato a considerare criticamente e non miticamente qualsiasi cosa.

Posted in Articoli, In ricordo | Tagged Apartheid, Gian Piero Testa, Johnny Clegg, Mandela, Obama, Sudafrica

Dumb All Over

By Antiwar Songs Staff on 4 Dicembre 2013

Frank Zappa

Non puoi guidare un paese
con un libro di religione
non con un mucchio
o un grumo o un pizzico
di stupide regole
di antica data
progettate per farvi
sentire tutti benissimo
mentre piegate, affusolate
e mutilate
quei miscredenti
da uno stato vicino

ALLE ARMI! ALLE ARMI!
Urrà! E’ grande!
Due gambe non sono male
a meno che ci sia una cesta
nella quale spediscono le parti
alla mamma
come souvenir: due orecchie (Triste!)
Non sono le sue (ma qual’è il problema?)
Il Buon Libro dice:
“Le cose devono andare in quel modo!”
Ma il loro libro dice:
“VENDICA LE CROCIATE…
Con fruste e catene
E granate…”
DUE ARMI? DUE ARMI?
Eccone un’altra e un’altra
Il nostro Dio dice:
“Non ce n’è alcun altro!”
Il nostro Dio dice:
“Va tutto bene!”
Il nostro Dio dice
“Questa è la via!”

…

“Ci ha creato a Sua immagine”, quindi…
se noi siamo stupidi
allora Dio è stupido

Frank Zappa, 21-12-1940 – 4-12-1993

Una travolgente invettiva contro i fanatici religiosi composta da un fantastico musicista che ci ha lasciati troppo presto esattamente vent’anni fa… Che nello stesso album (You are What You Is, del 1981) cantava anche beffardamente:

Non voglio essere arruolato!

Le guerre sono veramente brutte
Sono sporche e fredde
Non voglio che qualcuno
Mi uccida in trincea…trincea

Posted in Anniversari, Canzoni | Tagged Frank Zappa

The Woman Who Didn’t Stand Up

By Antiwar Songs Staff on 1 Dicembre 2013

rosa_parks_bus_120110

Il primo dicembre del 1955 su un bus di Montgomery la signora Rosa Parks, di professione sarta, sta tornando a casa in autobus. A quel tempo, nei trasporti pubblici di tutti gli stati del sud degli Stati Uniti e, quindi anche a Montgomery Alabama, vigeva una rigida segregazione razziale: i neri sedevano in fondo, i bianchi sedevano davanti. C’era una fila intermedia, una specie di zona di nessuno in cui i neri potevano sedersi se non c’erano bianchi che li volessero. Rosa Parks era seduta in questa fila, le viene chiesto di alzarsi per fare posto a un bianco, lei rifiuta di farlo, viene arrestata e da lì comincia la grande vicenda del movimento per i diritti civili negli Stati Uniti. L’arresto di Rosa Parks diede il via a un boicottaggio di massa che durerà mesi, in cui tutti gli afroamericani rifiutarono di usare i servizi di trasporto pubblico a Montgomery, mettendo in crisi ovviamente l’azienda e, infine, ottenendo l’abolizione della segregazione nei trasporti.

L’episodio, ormai mitizzato, è raccontato per esempio in una canzone dei Neville Brothers:

Sister Rosa she was tired one day
After a hard day on her job
When all she wanted was a well deserved rest
Not a scene from an angry mob

A bus driver said, “Lady, you got to get up
‘Cause a white person wants that seat”
But Miss Rosa said, “No, not no more
I’m gonna sit here and rest my feet”

Thank you Miss Rosa, you are the spark
You started our freedom movement
Thank you Sister Rosa Parks

In qualche modo, Rosa Parks, viene presentata come la perfetta figura della vittima: una povera vecchietta coi piedi gonfi, che torna dal lavoro, stanca, che non ce la fa ad alzarsi e che deve subire una violenta e dura repressione razzista. In realtà invece l’atto di Rosa Parks non fu un semplice gesto dovuto alla stanchezza, ma era parte di una strategia di disobbedienza civile. Nella sua autobiografia My Story la Parks scrive:

Si dice sempre che non ho ceduto il posto perché ero stanca, ma non è vero. Non ero fisicamente stanca, comunque non più stanca di quanto fossi normalmente alla fine di una giornata di lavoro. Non ero vecchia, anche se molti hanno l’immagine di una vecchietta che torna dal lavoro. Avevo quarantadue anni. No, non ero stanca, ero solo stanca di cedere, di arrendermi.

Parte dell’articolo è copiato da un intervento Alessandro Portelli a Radio Tre.

Nella foto: Rosa Parks su un autobus nel dicembre 1956 quando ad un anno dalla sua protesta le leggi segregazioniste sul trasporto pubblico di Montgomery vennero finalmente abrogate.

Posted in Anniversari | Tagged Civil Rights Movement, Martin Luther King, Rosa Parks

I dialetti soffocati nel regno del rumore

By Antiwar Songs Staff on 29 Novembre 2013

Falck

La sirena chiama otto ore
così è da una vita
timbri un altro giorno tiri avanti
senza via d’uscita
i dialetti soffocati
nel regno del rumore
al reparto verniciatura
non passano le ore.

E la nebbia che ci assale
ci confonde giorno e sera
sembra tutta una stagione
inverno e primavera.
E la nebbia quando cade
tra le braccia della sera
ci fa sentire come dei fantasmi
sopra una corriera.

The Gang – Sesto San Giovanni

Un appello a amministratori, frequentatori, lettori, chiunque; perché in questa canzone di dialetti soffocati al reparto verniciatura, vorremmo che fosse ridato loro il respiro. Traducendola in primis in milanese, e poi in ogni altro dialetto italiano possibile.

Sono ormai diversi anni che conosciamo un gruppo di compagni di Colere (BG). Una delle realtà più belle, più generose che abbiamo incontrato. Siamo orgogliosi di averli come amici.

Anche loro ci hanno raccontato molte storie, abbiamo scelto quella di Luigino operaio alla Falck di Sesto San Giovanni. Anche il suo è un viaggio come quello di Pio La Torre, della Banda Bassotti, di Mustaphà e di Kowalsky, un viaggio che compie ogni lunedì notte da Colere a Sesto San Giovanni dove va a lavorare.

In questi ultimi dieci anni ci hanno voluto far credere che gli operai e le fabbriche erano scomparsi ma noi abbiamo sempre conosciuto da vicino una realtà diversa, quella dello sfruttamento, dell’alienazione, della crisi d’identità, del tradimento del sindacato. La canzone vuol essere anche un omaggio a Sesto San Giovanni per quello che fu alla fine degli anni ’60 quando da lì inizia l’autunno caldo.

The Gang

Posted in Canzoni | Tagged Dialetti, Operai, Sesto San Giovanni, The Gang

Non c’è posto per le scuse o per il perdono

By Antiwar Songs Staff on 27 Novembre 2013

motifs45

Avrebbe potuto forse diventare una star del rock’n’ roll il giovane Walter Cichon. Quel ragazzo che amava i Beatles e i Rolling Stones, ma anche i Kinks e gli Animals aveva formato una band. Si chiamavano i Motifs e nel New Jersey del 1966-67 erano gli eroi indiscussi della scena rock locale. “Eravate i meglio che questa città di merda abbia mai avuto” scrive Bruce Springsteen in The Wall, la canzone che ha dedicato al suo mito dei diciott’anni.

Il muro è quello del Vietnam Veterans Memorial a Washington, perché Walter Cichon è uno dei 50,000 soldati americani morti in Vietnam e i cui nomi sono riportati sul muro nero, in scrupoloso ordine cronologico. Dei Motifs ci rimane un’orecchiabile canzone in stile Kinks, If I Gave You Love. Di Walter non rimane neanche il corpo. Fu ammazzato due anni dopo aver inciso il primo singolo,  insieme ad altri suoi compagni in una furiosa battaglia, colpito da un proiettile in testa… Ma, siccome la ritirata americana fu molto precipitosa, morti e feriti furono abbandonati e, quando tornarono per riprenderli, trovarono i loro corpi completamente smembrati dai vietcong. Allora i comandi militari, piuttosto che raccontare come erano andate davvero le cose, preferirono far credere alla famiglia che Walter non fosse mai stato ritrovato, “missing in action”… L’esercito ammise la morte di Walter solo nel 1974 ed i suoi funerali furono celebrati l’anno successivo.

Bruce Springsteen invece è sfuggito al servizio militare (si dice presentandosi alla visita completamente ubriaco, o fingendosi omosessuale) e qualche anno dopo ce l’ha fatta ed è diventato la rockstar che Walter non ha potuto neanche provare ad essere. Ma non ha dimenticato il mito dei suoi 18 anni.

Nella mia immaginazione mi capita ancora abbastanza spesso di vederlo esibirsi, rivedo il modo in cui stava sul palco, come si vestiva, come teneva il tamburello, il look casual ma figo, l’assoluta libertà.

scrive presentando l’album che in cui l’anno prossimo troveremo la prima incisione in studio di The Wall.

Sigarette e una bottiglia di birra,
questa poesia che ho scritto per te
questa nera lapide e queste dure lacrime
sono tutto quel che mi resta di te ora
ti ricordo ridere con la tua divisa da marine
ridere probabilmente della tua partenza
leggo che Robert McNamara dice che gli dispiace

Tu, i tuoi stivali e la tua maglietta nera
oh, Billy, sembravi davvero cattivo
già, tu e il tuo gruppo rock eravate il meglio
che questa città di merda abbia mai avuto
ora quello che t’ha messo lì
porta a mangiare la sua famigliola in ristoranti di lusso
qui non c’è nessun posto per scuse e perdono
qui, al Muro

Questa è la guerra. Non c’è nessun posto per le scuse o per il perdono, e per nessun Robert McNamara.

Posted in Canzoni | Tagged Bruce Springsteen, Vietnam

Fatigué

By Antiwar Songs Staff on 24 Novembre 2013

Cassini

Stanco di vivere sul pianeta Terra
su quel granello di polvere, su quel misero sassolino
su quella finta stella persa nell’universo
culla della stupidaggine e regno del male
ove la più evoluta tra le creature
ha inventato l’odio, il razzismo e la guerra
ed il potere maledetto che corrompe anche i più puri
e porta il saggio a sputare sul proprio fratello

Renaud – Fatigué – 1985

Nella foto, la Terra fotografata dalla sonda Cassini lo scorso luglio. Cassini si trova in orbita intorno a Saturno, a una distanza di 1,44 miliardi di chilometri dal nostro pianeta.

Posted in Canzoni | Tagged Pianeta Terra, Renaud

I canti degli uomini

By Antiwar Songs Staff on 22 Novembre 2013

Hikmet

I canti degli uomini sono più belli degli uomini stessi
Più carichi di speranza,
Più tristi
Più durevoli

Più degli uomini ho amato i loro canti.

Ho potuto vivere senza gli uomini
ma mai senza i loro canti
Mi è capitato persino di essere infedele
alla mia amata
mai al canto che ho intonato per lei
E nemmeno i canti m’hanno mai ingannato

Quale che fosse la loro lingua
Ho sempre compreso i canti

A questo mondo
Di tutto ciò che ho potuto bere
E mangiare
Di tutti i paesi dove sono stato
Di tutto ciò che ho potuto vedere ed ascoltare
Di tutto ciò che ho potuto toccare
E intendere
Nulla, nulla
Mi ha mai reso così felice
Come i canti…

Nâzım Hikmet İnsanların türküleri

Ci autodedichiamo questa bella poesia di Hikmet che ci sembra esprima bene almeno una delle ragioni per cui le CCG sono nate: “I canti degli uomini sono più belli degli uomini stessi”…
Sennò queste pagine avrebbero potuto essere l’ennesimo, forse inutile sito “contro la guerra” e invece sono qualcosa di assolutamente originale e – vorrei dire – rivoluzionario.

(Bernart)

Posted in Poesie | Tagged Nazim Hikmet

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