“Sono nato con una taglia sulla mia testa”, dichiarò Marley nel corso di un’intervista rilasciata nel 1978 […] Lo “Sceriffo” rappresenta l’antitesi della libertà, ossia l’insieme dei codici repressivi di condotta che è stato tradotto nelle leggi che servono agli oppressori e sono stati assimilati come “ciò che è giusto”. Nella mitologia occidentale, lo “Sceriffo” potrebbe identificarsi con il drago, il Male assoluto, che deve essere ucciso. […] Ed è proprio lo Sceriffo, e non un suo insignificante gregario (il “deputy”), che deve essere eliminato per primo asummendosene e rivendicando tutte le conseguenze dell’azione. […]
Perché “lo Sceriffo mi odia per motivi che non conosco, e tutte le volte che io pianto un seme lui lo estirpa prima che possa crescere”, ossia l’ingiustizia, il Male impedisce al Bene (sarebbe riduttivo e mistificante, anche e proprio perché siamo nel campo del rastafarianesimo, intendere “seed” semplicemente come il seme della “ganja”) di crescere e di fruttificare. […]
Nella filosofia Rastafari la città utopica di Zion, luogo di unità, pace e libertà, si contrappone a Babylon, simbolo dell’oppressione e dello sfruttamento capitalistico/coloniale in cui agiscono demoni che sono gli uomini politici ed il loro apparato di controllo e repressione costituito da eserciti, tribunali e poliziotti […] Lo scontro è quindi inevitabile, il Male minaccia non solo l’integrità fisica ma anche quella morale del “rastaman”. […]
La missione di ogni “Child of Israel” è quindi quella di “to shot the Sheriff”, combattere il Sistema e suoi “deputies”, che si tratti del Faraone, di Nabucodonosor, Erode, Ponzio Pilato, i Bush o Tony Blair… E’ il “Good over evil, good over evil, good over evil” del finale di War… L’eroe DEVE sparare allo Sceriffo: ‘Per quanto ancora uccideranno i nostri profeti / Mentre noi ce ne stiamo da parte a guardare / Alcuni dicono che così vanno le cose / Ma siamo noi che dobbiamo adempiere al Libro’ (Redemption Song)”
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