Che ce ne frega
de ‘sta guerra
che ce ne frega
de ‘sto Bashir
Noi magnamo
noi semo vivi
che ce ne importa
de ‘sto crumir!
Questa filastrocca del nostro amico e collaboratore Krzysiek ci sembra fotografi benissimo la situazione relativa alla guerra civile siriana. Realmente non gliene frega nulla a nessuno.
Chi “parteggiava” per i ribelli si è ritrovato una bella parte degli oppositori ad Assad completamente putridi; chi “parteggiava” per Assad si è ritrovato, come sempre, con Assad. Nel bel mezzo: atrocità commesse da entrambe le parti, quasi facendo a gara, rimpalli delle suddette a seconda della convenienza politica, l’ “occidente” che mette il gas ner-vino (forse vuole fare il Lambrusco…), Assad che mostra “armi chimiche” dei “ribelli” (saranno quelle che non si sono trovate in Iraq?) e così via.
Si dice che sulla guerra siriana “non si capisce niente”, e può essere vero; nel frattempo, mentre ci sforziamo poderosamente di capire, i civili siriani crepano a migliaia (molti dei quali per fare da vetrina “geopolitica”) e a centinaia di migliaia scappano. L’inverno arabo. Allora ci si rinchiude agevolmente in ciò che la filastrocca di Krzysztof Wrona esprime benissimo: ce ne freghiamo altamente, se la vedano un po’ loro. Tra un po’ salta pure il Libano, tanto, loro, al tutti-contro-tutti ci sono già abituati; e il capitalismo vola ad ali spiegate verso la sua conclusione naturale: la guerra globale. Non importa chi abbia “ragione” e chi abbia “torto”, l’importante è che ci sia la guerra.
Nel caso siriano, persino con rarissime canzoni. Anzi, quasi nessuna, direi. Nessun Bush, persino il parlamento inglese boccia l’intervento, e nemmeno lo straccetto di un cantautore lussemburghese che dedichi una canzone a ‘sti disgraziati che pagano con un inferno il “riassetto dell’area”. Meglio allora, infinitamente meglio, la filastrocca di Krzysiek. [RV]
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