Masters of War, registrata a New York il 24 aprile 1963, ha da poco computo 50 anni. Ma le parole di quel ventiduenne di Duluth sono ancora attualissime.
Non avevo davvero scritto niente di simile prima, non canto canzoni dove si augura la morte a qualcuno, ma in questa non ho potuto farne a meno. La canzone è come un cazzotto, una reazione alla goccia che fa traboccare il vaso, un sentimento del tipo “cosa puoi fare?”. La collera (che è tanto angoscia quanto rabbia) è una sorta di catarsi, un modo per ottenere un sollievo temporaneo da una sensazione pesante di impotenza che affligge molti che non riescono a capire una civiltà che spinge con i propri mezzi truffaldini a dimenticare, e che definisce tale atto un’azione di pace.
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