Controverso. Duro. Difficile. Contraddittorio. Sono alcuni aggettivi che ben si attagliano al nuovo percorso Corsica: colonialismo, repressione e lotta. Lo abbiamo inaugurato con una canzone dedicata a Yvan Colonna e alla torbida vicenda dell’assassinio del prefetto Érignac, ma il percorso si spinge fino alle vicende più lontane e vicine della complicata storia corsa, narrate e cantate da gruppi come L’Arcusgi, i Chjami Aghjalesi o Canta u Populu Corsu. Canzoni non semplici, spesso dure e sofferenti; altrettanto spesso, canzoni (anche musicalmente) bellissime.
Resistenza, è il brano centrale del primo album de L’Arcusgi, e quello che gli dà il titolo. Sembra, e senz’altro lo è, una canzone rivolta esclusivamente alla Corsica contro l’oppressione, oramai secolare, da parte della “Francia culuniale”; chi conosce almeno un po’ L’Arcusgi, detti anche i “baschi corsi”, sa però che non è e non può essere così. L’Arcusgi sono un gruppo militante internazionalista, non “nazionalista”; con le radici ben piantate in Corsica, e rivolti alle lotte e alle istanze della Corsica, ma da sempre pronti a schierarsi accanto ad ogni popolo oppresso dal colonialismo degli “stati”. Ora più che mai, quando il colonialismo si è “riciclato” in colonialismo finanziario e economico che opprime paesi interi che, a loro volta, non hanno esitato a opprimerne altri o parti della loro stessa proprietà statale (è il caso, ad esempio, proprio della Spagna in crisi profonda).
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