Siamo andati in America varie volte con i Beatles e Brian Epstein cercava sempre di fare in modo che non dicessimo niente a proposito del Vietnam. Ad un certo punto io e George Harrison gli abbiamo detto. “Ascolta, la prossima volta che ce lo chiedono diciamo che non ci piace quella guerra e che dovrebbero farla finita al più presto”. E lo facemmo davvero. All’epoca era una cosa piuttosto radicale, soprattutto per i Fab Four. E’ stata la prima occasione che ho colto personalmente per sventolare una bandiera.
Ma devi capire che mi sentivo sempre represso. Eravamo così sotto pressione che non c’era praticamente nessuna occasione di esprimerci, specialmente lavorando a quei ritmi, sempre in tour e sempre rinchiusi nel bozzolo dei miti e dei sogni. E’ difficile quando sei Cesare e tutti ti dicono quanto sei meraviglioso e ti danno le caramelle e le ragazze, è difficile evadere e dire: “Ascolta, non voglio essere re, voglio essere vero.”
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Sembra che tutte le rivoluzioni finiscano con il culto di una personalità; anche i cinesi pare abbiano bisogno di una figura paterna. Prevedo che questo accadrà anche a Cuba, con il Che e Fidel. Nel comunismo occidentale avremmo dovuto creare un’immagine degli operai quasi fantastica, in cui essi stessi sono la loro figura paterna. Bella idea! La classe operaia diventa l’eroina di se stessa. Sempre che non sia solo una nuova e confortante illusione, sempre che esista un effettivo potere degli operai. Se un capitalista o un burocrate decidono della tua vita, hai bisogno di illusioni. Le persone devono credere in loro stesse. Questo è il punto cruciale. Alla classe operaia deve essere istillata la fiducia in se stessa, il che non può essere fatto solamente tramite la propaganda. Gli operai devono muoversi, impadronirsi delle loro fabbriche e dire ai capitalisti di togliersi dai piedi. È quello che è iniziato a succedere in Francia nel maggio del 1968…gli operai hanno iniziato a essere consapevoli della loro forza
John Lennon, 1940-1980 – The Lost Interview (1971)
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