Una poesia di Aziz Nesin, poeta turco 1915 – 1995.
Dedicata a chi si cuce la bocca perché non gli lasciano dire la verità.
Dedicata ai rappresentanti del popolo usi a obbedir tacendo – e votando senza obiezioni qualsivoglia schifezza i loro capi gli facciano votare: come il decreto Salvaroma, votando il quale salvano soprattutto se stessi.
Buon Natale agli uni e agli altri. Stille Nacht, heilige Nacht, alles schlaft…
Zitto, non parlare,
è una cosa vergognosa.
Taglia la tua voce
sta’ zitto insomma
e se la parola è d’ argento
il silenzio è d’ oro.
Le prime parole
che ho sentito da bambino
che piangessi, ridessi, giocassi
mi dicevano Zitto!
A scuola mi nascosero
la metà del vero, mi dicevano
cosa importa a te, Zitto!
Mi baciava la prima ragazza
di cui mi innamorai e mi dicevano
Attento a non dir niente, Ssss…
Zitto!
Taglia la tua voce
e non parlare, sta’ zitto.
E questo durò fino
ai miei vent’anni.
Il discorso del grande
il silenzio del piccolo.
Vedevo sangue sul marciapiede,
ma a te che importa? mi dicevano
troverai le tue rogne, Zitto!
Più tardi gridavano i capintesta
Non ficcare il tuo naso dappertutto,
fingi di non capire, Zitto!
Mi sposai, ebbi bambini,
mia moglie era onesta
e laboriosa e sapeva stare zitta.
Aveva una madre saggia, che le diceva: Zitta!
In anni disgraziati i genitori,
i vicini mi consigliavano
non impicciarti,
fa’ come se non avessi visto niente.
Zitto! Forse non avevamo
conoscenze invidiabili con quelli,
con i vicini, ma ci accomunava
lo “Statti zitto”.
Zitto l’uno, Zitto l’altro,
Zitto in alto, Zitto in basso,
Zitto tutto il condominio
e tutto l’isolato.
Zitto le strade traverse
e le strade parallele.
Inghiottivamo le nostre lingue.
Abbiamo la bocca ma non abbiamo una favella.
Fondammo il Circolo del “Silenzio”
e ci riunivamo in molti,
una citta intera,
con una forza grande, ma muta.
Molto ottenemmo, salimmo in alto
ci diedero medaglie
tutto e ancor di più.
Facile, tutto con lo Zitto.
Ottima tecnica questo Zitto.
Insegnalo a tua moglie,
a tuo figlio, alla tua suocera
e quando sentirai il bisogno di parlare,
seccati la lingua
e fa’ in modo che stia zitta.
Strappala dalle radici.
Buttala ai cani.
L’unico organo inutile
dal momento che non
ne fai un uso corretto.
Così non avrai incubi
rimorsi e dubbi.
Non ti vergognerai davanti ai figli
ed eviterai il parlare confuso,
di’ senza parlare
avete ragione, io sono come voi.
Ah! quanto vorrei parlare, scemo che sono.
E non parlare,
diventerai un fanfarone
sbaverai invece di parlare.
Tagliati la lingua
tagliala subito.
Non hai limiti.
Infingiti mutolo.
Poiché non parlerai
meglio oserai.
Tagliati la lingua.
Per essere almeno
a posto nei miei progetti e sogni
tra gemiti e parossismi
trattengo la mia lingua,
perché ritengo che verrà
il momento in cui non resisterò
e scoppierò e non avrò paura
e spero che ad ogni istante
riempirò la mia laringe con un suono,
con un sussurro, con un balbettio,
con un urlo che mi dirà:
PARLA !!
trad. it Gian Piero Testa attraverso il greco.
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