Siamo particolarmente lieti di dare il benvenuto nelle CCG/AWS ad un vecchio amico presente in (e protagonista di) decine di canzoni: il Diavolo. Sì, proprio lui, Satana in persona, al quale è stato dedicato un apposito percorso.
Visto che comunque siamo scomunicati, tanto vale esserlo – per cominciare – con Ferré…
Ed esserlo con la sua canzone migliore o, per dirla in altro modo, quella che rappresenta il meglio, quella dove si mette il cuore a nudo, dove si trovano gli impulsi segreti della poesia.
La sua canzone migliore, senz’altro, quella che racchiude tutte le altre. Una canzone di pura rivolta dopo duemila anni di dittatura apostolica romana: Thank you, Satan!
Tutto vi passa dentro, se si vuol prendere il tempo di seguire Léo Ferré in questo complesso percorso delle pieghe della coscienza decisamente atea, laica, libertaria, elevatamente letteraria -lo si direbbe un personaggio faustiano che incontra il diavolo, quello di Margherita che Bulgakov creò sotto il baffone del piccolo padre Josef. Un personaggio libertino, Léo Ferré, libero nei suoi gesti e movimenti.
Letterario, ed elevatamente; colto, e serenamente. Prendiamo questi versi, Rimbaud e Baudelaire in un solo verso: Dai fiori del male di diciassette anni. E -non lo si pensi certo a caso- Léo Ferré li ha messi in musica e cantati tutti e due (e pure tutti e tre, quando Verlaine accompagna Rimbaud).
Libertino poiché urla la libertà nella vita amorosa e sensuale: sin dall’inizio, per la fiamma che accendi… Messa a questo modo, ci si farebbe bruciare per tutta la vita (e alla svelta).
Libertà anche per coloro che sono messi in galera e per la distruzione delle galere – la presa della Bastiglia, anche se non serve a nulla…Però, un giorno, servirà eccome…
Nella caccia alle streghe sono sempre dalla parte delle streghe, dice il nostro Marco Valdo M.I.
Nel percorso non poteva certo mancare Sympathy for the Devil degli Stones, ma la nostra preferita e’ una canzone di Violeta Parra, il suo mondo alla rovescia, canzone autenticamente rutilante, sembra in effetti una sarabanda medievale.
I paggi portan la corona,
i re danno il céncio in terra,
il diavolo sta in paradiso
e in ceppi vanno i soldati.
I peccati vengon premiati,
i giudici son fucilati,
al secco nuotano i pesci
e sarà la fine del mondo
quando nel mare profondo
le foreste fioriranno.
Da ottima anticlericale e mangiapreti, la Violeta non perde naturalmente occasione per infilare immediatamente il diavolo in paradiso, somma sovversione sì, ma dal sapore di tempi remoti. In realtà si tratta di un “medioevo” che sa di Cile anni ’50 e ’60 lontano un miglio: una descrizione feroce di quel che andava fatto con urgenza. Rovesciare tutto un mondo, giustappunto. La propaganda dei giornalacci come il “Mercurio” (“Menzogna è ogni certezza!”), perfettamente applicabile anche oggi; i soldati in ceppi (e quanto sarebbe stato importante metterli in ceppi lo si vide meglio nel 1973); i giudici messi al muro; e così via.
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