Era la grande voce del progressive italiano, il simbolo di un’epoca aurea del rock italiano. Francesco Di Giacomo, imponente cantante del Banco del Mutuo Soccorso, è morto lo scorso 21 febbraio per le conseguenze di un grave incidente stradale accaduto a Zagarolo, in Via Valle Del Formale, nei pressi del centro sportivo.
Lo ricordiamo con Non mi rompete, una delle più autentiche canzoni contro la guerra (e il lavoro) che siano mai state scritte e cantate.
Non mi svegliate, ve ne prego,
ma lasciate che io dorma questo sonno,
sia tranquillo da bambino
sia che puzzi del russare da ubriaco.Perché volete disturbarmi
se io forse sto sognando un viaggio alato
sopra un carro senza ruote
trascinato dai cavalli del maestrale,
nel maestrale… in volo.
Un capolavoro del vecchio “Banco”, e proveniente per giunta da quell’album-monstre contro la guerra e per la libertà che è Io sono nato libero. Non a caso. Che cosa ci può essere più contro la guerra, la schiavitù del lavoro e i mille e mille servaggi imposti da una società capitalistica, del dormire? Il sonno come atto di ribellione: Non mi rompete! Andate voi a farvele tutte le vostre “attivissime” stronzate, ma non mi svegliate dai miei bellissimi sogni. Tanto il giorno arriverà, e la realtà che si mostra agli occhi fa soltanto piangere..
Non mi svegliate ve ne prego
ma lasciate che io dorma questo sonno,
c’è ancora tempo per il giorno
quando gli occhi si imbevono di pianto,
i miei occhi… di pianto.
Fin dagli esordi il Banco del Mutuo Soccorso si era distinto per accompagnare al suono unico del progressive italiano, che niente aveva da invidiare alle grandi band inglesi, testi impegnati e poetici. A cominciare dalla famosa R.I.P. inno instancabile contro le violenze e gli abusi della guerra che come spesso si dice non fa vincitori ma solo vinti. Guerra che catapulta il soldato in un vortice di sangue, senza che egli si ponga il perché stia uccidendo con tanta rabbia un suo fratello. Guerra che loda, guerra che incanta, guerra che glorifica…guerra bastarda che ti fa dimenticare la bellezza della vita, guerra maledetta che ti fa rimpiangere la bellezza della vita…guerra che non perdona.
Su cumuli di carni morte
hai eretto la tua gloria
ma il sangue che hai versato su te è ricaduto
la tua guerra è finitavecchio soldato.
Ora si è seduto il vento
il tuo sguardo è rimasto appeso al cielo
sugli occhi c’è il sole
nel petto ti resta un pugnalee tu no, non scaglierai mai più
la tua lancia per ferire l’orizzonte
per spingerti al di là
per scoprire ciò che solo Iddio sama di te resterà soltanto
il dolore, il pianto che tu hai regalato
per spingerti al di là
per scoprire ciò che solo Iddio sa.
o la bellissima melodia e i virtuosismi di Dopo… niente è più lo stesso
Per troppo tempo ho avuto gli occhi nudi e il cuore in gola.
Eppure non era poca cosa la mia vita.
Cosa ho vinto, dov’è che ho vinto quando io
ora so che sono morto dentro
tra le mie rovine
Perdio! Ma che m’avete fatto a Stalingrado ?!Difensori della patria, baluardi di libertà!
Lingue gonfie, pance piene non parlatemi di libertà
voi chiamate giusta guerra ciò che io stramaledico!!!
Dio ha chiamato a sé gli eroi, in paradiso vicino a Lui…
Ma l’odore dell’incenso non si sente nella trincea.
Il mio vero eroismo qui comincia, da questo fango.
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