Pubblichiamo un articolo inviatoci da Gianfranco Robiglio, che ha recentemente scoperto il nostro sito e ci ha proposto ultimamente vari interessanti contributi soprattutto sul tema della musica popolare ligure e piemontese. Gianfranco specifica che l’articolo è in costruzione e che aspetta commenti, aggiunte e integrazioni da parte dei visitatori. I commenti quindi sono più che benvenuti.
Vorrei presentare brevemente alcuni brani della tradizione musicale italiana aventi per argomento il tema della guerra, molto sentito dal popolo nel corso dei secoli e che si riflette in una ricca quanto dolorosa serie di canti e ballate, che sono solo in parte giunti fino a noi, anche per merito dei musicisti del folk-revival degli anni ‘80. Sfortunatamente il solo testo, anche se importante, non riesce a mostrare appieno la bellezza di queste canzoni, cui l’arrangiamento e la ricca strumentazione antica conferiscono una ulteriore dignità.
La maggior parte dei canti “militari” italiani mi sembra che abbia la sua collocazione nel Piemonte, non saprei se a causa della posizione geografica o per merito di casa Savoia. (alquanto guerrafondaia)
Per quanto riguarda il tema del disertore, esso è già stato ampiamente trattato in varie pagine del sito, per il tema del ritorno del soldato, (la Rionda, Capitan di gran valore) vorrei solo aggiungere che il dolore e la sofferenza della protagonista non si esauriscono con la sua morte, ma proseguono oltre, per un tempo non definito: in genere, per i casi di morte violenta, fino alla scoperta e punizione del colpevole, ma purtroppo nel caso di morte per guerra non c’è un colpevole… nè punizione, anzi.
Molto spesso la protagonista è una ragazza, come nel caso della “Lionetta”, (La Lionetta : Il gioco del diavolo) invitata ad andare in guerra con l’armata in partenza per la Francia:
Oh Lioneta vorì venì,
vorì venì cun nui a la guera
mangè pane e dormir pe tera?
la ragazza non ne vuol sapere:
mi alla guera vo venir pa
mi voi dormir su la bianca piuma
confurma a l’è nostra costuma
ma poi viene convinta e allora:
sunè tambur sunè la marciada
la Lioneta ven a l’armada.
sunè tambur sunè la cuntrodansa
la Lioneta a intra an Fransa
la canzone non specifica il modo con cui la ragazza è stata convinta, ma possiamo immaginarlo.
Un caso simile è quello della “ragazza guerriera” che parte, travestita da uomo, per la guerra al posto dell’anziano padre, scampa ai soliti sette anni di guerra ed alle insistenti indagini del suo sospettoso capitano, compresa la prova più impegnativa:
Oimì che bela fia – S’i m’la vuréiesso dè!
– S’i la vole conuss-la, – mnè-la a durmì cun vui –
L’ha suffià s’la candéila – j’à mandà-je ‘l servitur
col capitano fa fessa anche tutta la struttura militaresca (C.Nigra, canti popolari del Piemonte, pag. 334) e ritorna ancora pulzella alla sua famiglia. (la Rionda e GRP, Cd omonimo)
Un modo tipico di procurare elementi femminili per le varie e non sempre dignitose esigenze dell’armata era quello di rapirle, come in “La bella all’armata” (Astrolabio : Spirit Folet)
E giù dal bosco di Lion
sa j’è tant ‘na bela fija
suo papà ha paura che la rapiscano e la affida in custodia proprio a tre soldati, ma:
sa l’è ‘l più gioivo di quei tre
sa l’è sta quel che l’ha robeja
seguono vari avvenimenti e dopo (manco a dirlo) sette anni si arriva al lieto fine:
– mi l’ei sposà ‘l pi bel soldà
l’era ‘l pi bel soldà d’l’armeja
che trasforma il rapimento da evento criminale a fortuna della protagonista che vede in tal modo assicurato il suo futuro (e salvo l’onore suo e soprattutto quello dell’armata)
In un altro episodio, risalente al 1387 è una giovane donna a salvare la sua gente dagli invasori, nel:
Castello di Verua – s’a l’è tan bin piantà
piantà su cule roche, – ch’a i pasa ‘l Po de là.
La bela a la finestra – an bass l’ha risguardà
l’à vist venì na barca, – carià de gent armà
cun l’arme ch’a i luzio – ch’a smiavo andorà
La ragazza è colpita dal luccichio delle armature, tira una (grossa) pietra che affonda la barca che trascina seco i soldati nelle loro pesanti armature.
la bela tira na pera, – la barca l’è sparfundà.
il paese e i suoi abitanti sono salvi. Il canto rievocativo del fatto riecheggia per oltre sei secoli, e viene ripreso dagli Archensiel nel Cd “Piova”
Non sempre le cose vanno così bene, l’attesa di chi è rimasto è lunga, (in genere sette anni), se la guerra finiva presto ce ne attaccavano subito un’altra. Spesso la donna non può aspettare, anche per ragioni economiche, come nel “ritorno del soldato” (C.Nigra, id, pag. 193):
– S’a m’è venù dle fàusse nove,
Che vui l’ere mort e anterè;
– mi sun turnà-me a maridè.
J’è stàit un ann di carestia,
L’avia paura di patì,
mi sun sercà-me n’àut marì
al ritorno il soldato ritrova la moglie impegnata con un altro: più fortunati i mercenari che andavano alla guerra con la famiglia appresso.
Dal canto popolare traspare quindi il problema del reinserimento dei reduci, invece non appare mai il tema dell’obiezione di coscienza anche se il “Coscritto” (G.Ferraro, canti popolari piemontesi, pag.208) ha la piena visione del destino che lo attende:
Iera an campagna – ca travajava
mai pi pensava – d’andèe soldà
Adiu padre – Adiu madre
vadu a ra uera – vado a morir
Qualche (rara) volta toccava agli ufficiali di morire come nel “Capitano delle milizie” (G.Ferraro, id, pag.80) che chiede che alla sua morte il suo corpo sia diviso in 4 parti :
Quatir parti n’hei da fèe.
Ra primma mandèra an Fransa, – la secunda an Munferrhà;
Mandèe ir me cor a ra Mirgaritta – ch’a s’ricorda di l’amur;
Mandèe ra tasta a ra mioi mama – ch’a s’ricorda di dulur.
Come sempre, il popolo sperava che la guerra appena terminata fosse l’ultima, come nel canto “Napoleone” (C.Nigra, id, pag.649) di cui per brevità riporto la sola traduzione della strofa finale:
Rallegratevi padri e madri – rallegratevi dei vostri figli
che la guerra è finita – i fucili butteremo nel fuoco
Getteremo gli zaini in aria, – viva, viva la libertà
Che la guerra è finita – e mai più se ne parlerà
Ma come sappiamo, le guerre non terminarono con l’esilio di Napoleone, né con la prima guerra mondiale (e neppure con la seconda)
Vediamo ora un altro aspetto della cultura popolare tradizionale, che era quello di assegnare il ruolo di protagonisti delle ballate, anziché a della gente comune, a re, regine, principi, principesse etc. Di questa scelta sono stati analizzati a fondo i motivi (C.Nigra, id, pag.XII “Nous avons l’abitude de mettre le rois dans les chansons: ca les rend plus brillantes”)
Ma a parte queste ragioni, si può notare che in questo modo essi diventavano le vittime della violenza che loro stessi avevano generata.
Ad esempio il “Re Arduin” (Cantovivo – Mita la strada) che torna ferito dalla guerra e muore all’insaputa della moglie che sta partorendo.
Il tema è lo stesso di “Re Gilardino” (Ciapa Rusa – Ten de chent l’archet…) anche se le strofe finali sono diverse.
Invece il “Prinzi Raimund” credendo la moglie traditrice, torna apposta dalla guerra per uccidere lei ed il loro figlioletto. (La Lionetta – Danze e Ballate dell’area celtica italiana). Qui si uniscono il tema della guerra e quello della violenza domestica.
Quello che segue (Povra mi) è invece il lamento di una madre piemontese per il figlio costretto a seguire l’esercito francese di Napoleone in Russia. (sola traduzione tratta dalla copertina del disco La Lionetta – Il Gioco del Diavolo)
Oh povera me – chissà quando lo rivedrò
Mai più! Mai più! – In quel lontano paese
Morirà meschino – in mezzo a quei nemici
Mi viene un groppo al cuore – mi sembra di sentirlo dire:
Aiuto che muoio! – Non passerà un anno
che cannoni, uomini, cavalli – lo pesteranno come un cane
Imperatore canaglia! – Birbante di un Napoleone
Tu ed i re tuoi complici – volete andare a Mosca
E fai uccidere i nostri figli
0h povera me – chissà quando lo vedrò
Mai più! Mai più! – Oh sarebbe meglio
che mi levassi dai piedi. – Prendetemi Signore!
Concludo ringraziando il sito antiwarsongs per l’ospitalità ed invitando altri amici a completare questi miei poveri appunti sul canto popolare, da sempre troppo bistrattato.
*
Nella foto: il gruppo La Lionetta nel 1977
Discografia
– Il disertore
sul sito sono presenti diverse versioni
– Il ritorno del soldato
La Rionda – Capitan di gran valore. Cd 1994
– La Lionetta
La Lionetta – Il gioco del diavolo, Lp …
-La Ragazza guerriera
La Rionda – Capitan di gran valore, Cd 1994
G.R.P. – La Ragazza guerriera, Cd 1995
– La bella all’armata
Astrolabio – Spirit Folet, Lp …
– Castello di Verua
Archensiel – Piova, ….
– Pover Suldà
Cantovivo – Mita’ la strada, Lp 1986
– Il Coscritto
(solo testo, senza interpretazioni conosciute)
– Capitano delle milizie
(idem)
– Napoleone
La Grangia – Canti popolari del vecchio Piemonte. Piemonte militare, Lp 1975
– Re Arduin
Cantovivo – Mita’ la strada, Lp 1986
– Re Gilardino
La Ciapa Rusa, Ten de chent l’archett…, Lp …
– Prinzi Raimund
La Lionetta, Danze e ballate dell’area celtica italiana, Lp
– Povra mi
La Lionetta, Il gioco del diavolo, Lp …
Bibliografia
- Ferraro – Canti popolari piemontesi ed emiliani, Rizzolo 1977, 598 pagine
- Nigra – Canti popolari del Piemonte, Reprints Einaudi 1974, 774 pagine
n.b. su internet è disponibile un testo scansionato da una edizione precedente, avente però un diverso numero di pagine rispetto alla ristampa 1974
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