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La madre dell’ufficiale

By Antiwar Songs Staff on 16 Giugno 2015

matthieu cote

Matthieu Côte avrebbe potuto essere la novità della canzone francese. Teatrale, ironico, quasi un Jacques Brel  moderno, la sua carriera è stata tragicamente interrotta da un cuore malato che l’ha portato via a solo 29 anni.

Ha fatto tempo ad incidere solo un album solista in cui spicca La mère de l’officier, una canzone sarcastica e impietosa che ripercorre la vita di un ragazzo dell’alta borghesia francese

Un ragazzino, capelli biondi, la testa d’un angelo
gioca alla guerra, imita i fratelli che imitano gli uomini
Rosa e carino, come ogni bambino uscito dalle fasce
Gli occhi chiarissimi, gli occhi della madre, alto tre mele

Dal giocare alla guerra da bambini ad essere spediti all’Accademia Militare il passo è breve. Il percorso è inevitabilmente segnato, dalle pressioni sociali, dalla famiglia borghese e ultra-cattolica

Scuola privata, liceo privato e catechismo
E una faccia carina, gli ingredienti per riuscire
Testa rasata, giubbotto cerato e del carisma
E finalmente il giorno del famoso concorso all’Accademia Militare

Viene ammesso, viene iniziato, va a lezione
Lavora molto, le prende ma le sa anche dare
Viene promosso e riconosciuto, supera se stesso
ma n’è valsa la pena, arriva il giorno in cui prende il diploma

La vera protagonista della canzone è la madre, fiera della sua progenie…

E, in mezzo ai complimenti, sua madre che singhiozza, che lo abbraccia, che scherza
Felice, esaltata d’avere una discendenza di cui poter essere sì fiera
Dio, com’è bello suo figlio, gli tocca berretto, gli aggiusta il colletto
Non c’è niente che fa sognare più che un giovane ufficiale…. soprattutto in tempo di guerra

Ed è così che il giovane ufficiale si trova a dover fare i conti con la vera guerra, i veri nemici, la vera morte.

E un mattino, ritorna, il caro figliolo
E’ una bella giornata, il tempo si prende gioco dei luoghi comuni
Ritorna, in una bara i piedi in avanti
avvolto in una bandiera, confezione regalo, dell’Esercito

Mort pour la patrie

Il finale è un ritratto impietoso della madre che non si smentisce neanche davanti alla tragedia…

E la madre, sua madre distrutta, che pareva stupita di questa fine brutale
Pensava forse che il figliolo fosse immortale? Che credeva, l’idiota,
che il suo bambino ufficiale fosse immunizzato, che deviasse le pallottole ?
Il mondo è così crudele, s’affida al cielo, l’insopportabile bigotta,
Ma la cosa più rivoltante è che questa cara mamma, non si rivolta nemmeno
non vomita neanche contro Dio o lo Stato un legittimo veleno,
Il giorno del funerale, riceve degnamente la famiglia in lutto
che le stringe il braccio e che si dice sottovoce che il nero le sta bene…
E lei incrocia le braccia, e si ripete sottovoce… che il nero le sta bene.

Posted in Canzoni | Tagged Matthieu Côte

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