Primo on The Parapet è una canzone scritta da Peter Hammill per Primo Levi.
Scritta nel 1992, alcuni anni dopo la sua morte, avvenuta a Torino l’11 aprile del 1987. Primo Levi cadde nel vuoto, nella tromba delle scale del suo palazzo torinese. Ancora oggi non si sa con certezza se si sia trattato di un suicidio o di una disgrazia; Peter Hammill, per questa sua canzone, sembra accettare la prima ipotesi.
Questa è una canzone che, da molti, è stata considerata “difficile”, oscura; i testi di Peter Hammill, l’ex leader dei Van Der Graaf Generator, lo sono spesso. Ci sembra invece che il suo senso sia chiarissimo. Addirittura lampante, espresso in modo non fraintendibile. Si impara, in questo “luminoso mondo nuovo”, soltanto a dimenticare? Potremmo aggiungere: in questo sempre più luminoso mondo nuovo, si impara soltanto a farsi costringere a dimenticare? È poi realmente, e in tutti i casi, una costrizione? La perdita della memoria storica è soltanto opera del potere, oppure anche noi ci mettiamo del nostro, con la pigrizia, con la stupidità della pancia piena, con tutta una serie di azioni e comportamenti che potremmo e dovremmo evitare?
Quattro cavalieri guidano il carro dell’Olocausto verso casa;
E con quale senso della storia contempliamo il nostro luminoso mondo nuovo,
con il video sgradevole a tutta forza dalle stanze
del nostro vicino della porta accanto?
Impariamo a dimenticare? Impariamo soltanto a dimenticare?
Questo sito è un sito principalmente di memoria, di ricostruzione e perpetuazione della memoria storia attraverso un’ottica limitata, ma pur sempre vasta come le canzoni. In questa canzone si afferma una cosa fondamentale: Dobbiamo imparare a non dimenticare. Peter Hammill, per affermarlo, prende come simbolo la morte di Primo Levi, dell’autore di Se questo è un uomo e de La tregua. La considera, come molti hanno fatto, un gesto volontario nel quale la memoria delle cose viste, delle terribili cose viste, ha un ruolo decisivo. Un monito dall’orlo di quella ringhiera dalla quale Primo Levi cadde.
Farò questo brindisi per Primo, che si è arrampicato e ha scavalcato la ringhiera,
Con una parola ultima di monito:
dobbiamo imparare a non dimenticare.C’è dolore nel ricordo,
ma dobbiamo imparare a non dimenticare.
Vorremmo chiaramente dire che non possiamo pronunciarci sulle effettive cause della morte di Primo Levi. Prendiamo semplicemente atto dell’interpretazione di Peter Hammill, che del resto è stata quella di molti altri (così come altrettanti la hanno negata basandosi su considerazioni plausibili). Resta ciò che si dice in questa canzone; e resta la figura di Primo Levi, il testimone e la vittima della barbarie nazista che, come tale, e come israelita, ebbe il coraggio di prendere, nel 1982, una posizione chiarissima e durissima contro il massacro di Sabra e Chatila e contro il governo israeliano.
Questo, sì, era un uomo. [RV]
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