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il Blog delle Canzoni contro la guerra

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L’Autre Côté du Mur

By Antiwar Songs Staff on 9 Novembre 2014

Abbattere il muro

Il muro è caduto, sicuro! Ma da un lato solo…

Ci resta da abbattere l’altro lato del muro.

Il lato della miseria e dello sfruttamento, quello della disoccupazione, quello della ricchezza che si nutre della povertà. Ci resta da abbattere il liberalismo che per assicurarsi le sue rendite e la sua dominazione uccide gli uomini, intesi come individui, come popoli e come specie, e distrugge il pianeta.

Che sia chiaro. L’altro lato del muro non ha niente a che vedere con un « Sunny side of the street ».

Marco Valdo M.I.

Posted in Anniversari | Tagged Berlino Est, Marco Valdo M.I., Muro di Berlino

Evviva i disertori!

By Antiwar Songs Staff on 4 Novembre 2014

Vignetta di Andrea Pazienza

Posted in General | Tagged disertori

Non fa mai notte in questo giorno al neon

By Antiwar Songs Staff on 24 Ottobre 2014

Cantat

Horizon è una canzone dei Détroit, il nuovo gruppo di Bertrand Cantat, l’ex cantante dei Noir Désir, tornato in libertà dopo gli anni di detenzione in seguito all’assassinio della sua compagna Marie Trintignant. Una canzone sulla galera scritta da chi l’ha vissuta in prima persona.

L’inserimento di una canzone del genere nel nostro sito è certamente destinato a scatenare polemiche e ad essere motivo di discussione e di riflessione. In un sito dove appare un percorso intitolato “Violenza sulle donne: come e peggio della guerra” è giusto dare spazio alla voce a un artista che è anche – indubbiamente – un bastardo violento, un assassino, che si è macchiato di un crimine odioso?

Proponiamo qui due parole, o forse anche tre, di Riccardo Venturi.

In questo sito, con tutta probabilità, Bertrand Cantat non è l’unico autore/artista che si è macchiato di un crimine orrendo. Per questo suo crimine, sembra aver pagato da un lato meno di altri (la sua detenzione è stata, tutto sommato, abbastanza breve) e, dall’altro, più di altri nel senso dell’autentico stigma che si è « guadagnato » -probabilmente perché, essendo un autore decisamente impegnato, anti-sistema e che rivestiva in Francia un ruolo pubblico, vedasi l’affare Vivendi-Jean-Marie Messier, il fatto che abbia commesso un volgare femminicidio da ultimo dei ragionieri che giocano a videopoker e ammazzano la moglie è stato percepito come un tradimento (« hai visto quello, faceva tanto il progressista illuminato anti-tutto e poi ha fatto fuori la compagna » o roba del genere).

Poiché ai tempi dei fatti vivevo in Francia, posso assicurare che i discorsi che si sentivano erano invariabilmente di questo tenore, da parte dell’ « homme de la rue » ; la stessa mia compagna di allora, francese, era comprensibilmente arrabbiata e delusa essendo fra l’altro una « fan » dei Noir Désir, e di vecchia data. Si deve aggiungere a tutto ciò anche una cosa peculiare francese : i Noir Désir, e Cantat in primis, contestavano il sistema pur standoci dentro, e facendo pienamente parte dello « star system ». Lo stesso Cantat contestò duramente, in occasione del premio « Victoires de la Musique » del 2002, Jean-Marie Messier, il faccendiere a capo della Vivendi Universal ; ora, il fatto è che i Noir Désir erano precisamente sotto contratto proprio con la Vivendi. Sono cose di cui si fatica a rendersi conto, e che aggiungono acqua al mare. Spiegano anche l’accanimento, mediatico e popolare, riservato a Cantat dopo quel che ha fatto (mentre era in galera, degli ignoti gli dettero persino fuoco alla casa). Fatto sta, che dopo più di dieci anni, se ne continua a parlare ; a differenza delle centinaia di femminicidi quotidiani, in Francia, in Italia e dovunque, che esauriscono la notizia in mezza giornata, oramai accettati come ineluttabilità giornaliera. D’altra parte, si è caduti anche, per quanto riguarda Cantat, nel cosiddetto « maledettismo » : è evidente che Cantat sarà segnato per sempre, e se ne rende pienamente conto.

Per questi e altri motivi, sono pienamente favorevole a dargli voce qua dentro, e massime con una canzone come questa. Condivido in linea di massima le considerazioni espresse nell’introduzione, ma con alcuni distinguo. Qui si è veramente davanti alla nudità dell’uomo prigioniero, e solo. Solo non esclusivamente per essere rinchiuso in una galera, ma anche perché avverte precisamente quel che avviene all’esterno e all’eliminazione generalizzata cui è sottoposto. « Opporsi all’istituzione del carcere » non è semplice, considerando appunto per che cosa vi si può finire ; intanto, però, finire in galera equivale sempre più spesso a una condanna a morte (altra cosa alla quale ci si oppone in questo sito) : ad esempio, è di pochi giorni fa la notizia dell’imprenditore che ha ucciso a revolverate due suoi ex dipendenti albanesi che reclamavano i soldi che erano loro dovuti, e che si è suicidato in cella. Centinaia di detenuti si suicidano ogni anno. Quanto si sarebbe davvero pronti a « opporsi al carcere », mettiamo, per il tizio che stupra e uccide una bambina ? E, più in generale, che cosa significa « opporsi al carcere » come istituzione ? Si propongono « misure alternative » oppure si inserisce la questione in un’ottica più generale di sistema e sociopolitica ? Si è davvero pronti a comprendere, slegando (a fatica) la « punizione » dal « crimine » ? E se toccasse a te, sia di essere la vittima che il carnefice ?

Continue reading “Non fa mai notte in questo giorno al neon”

Posted in Canzoni | Tagged Bertrand Cantat, femminicidio, galere

La strage di Lampedusa

By Antiwar Songs Staff on 3 Ottobre 2014

Lampedusa

Oggi 3 ottobre 2014 è il primo anniversario della strage di Lampedusa. E la chiamiamo “strage”, non “tragedia”.

Da allora di stragi ce ne sono state altre, quasi a ritmo giornaliero. Un anno di buoni propositi, di visite del Papa, di “mare nostrum”, di “prese di posizione”, di “mai più”, di governi che cambiano, di “appelli all’Europa”, di Europe che si guardano bene dal raccogliere gli appelli, di motovedette, di Leghe più o meno del “nord”, e di esseri umani che muoiono in fondo al mare.

Il 7 e 8 febbraio 2014, Andrea Buffa ha registrato Dormi, una canzone in forma di ninna-nanna.

Dormi bimbo mio bello
lascia che l’onda ti possa cullare
lascia che il vento spinga il battello
che un poco prima tu possa arrivare

Ma è una ninna-nanna che ha la sua sveglia terrificante al suo interno, un lungo recitativo che racconta ciò che è l’Italia di oggi attraverso i “social networks”: i suoi Danieli, le sue Martine, il suo razzismo, la sua stupidità, la sua disumanità.

Il 3 ottobre 2013 si rovescia e affonda al largo di Lampedusa un barcone con a bordo più di cinquecento migranti. I morti accertati sono oltre trecentocinquanta, in prevalenza giovani e giovanissimi, bambini. Daniele, su Facebook, risponde al post di Martina che scrive: “Lutto nazionale”. “Ah ah ah ah ah ah, l’Italia mi fa proprio ridere. Ci vorrebbe un bel colpo di stato, cinquecento valorosi che sparano all’impazzata, nel giro di un’ora l’Italia cambia da così a così. L’Italia agli italiani!” Martina si sente in dovere di specificare: “Ok, ok. [Faccina che ride] Ok, però mi fanno ridere comunque. Perché non fare lutto nazionale per la strage del bus, farlo per dei clandestini…Poverini perché son morti, ok, ma tutti quelli che vivi si piantano qui, fanno dieci figli e vengono mantenuti dallo stato?” Post di qualche giorno dopo, di un altro: “Ok, adesso mi date del razzista ma dico solo che questi devono stare a casa loro. Vengono qui e minacciano la nostra sicurezza e non puoi più uscire di casa, il lavoro della nostra gente… Se entrano in casa tua e minacciano tua figlia? No, io non ce l’ho una figlia ma tu ce l’avrai una figlia.” La nostra gente è un tema che va per la maggiore; meglio loro che la nostra gente, difendere la nostra gente, la mia gente in contrapposizione oggi a chi arriva dal mare e ha la pelle scura. Ieri i terroni o gli ebrei, domani…vedremo. Nasce il gruppo aperto su Facebook “Centotrenta bocche negre in meno da sfamare”. Tra i primi commenti: “Sono morti 130 negri: non me ne frega un cazzo!” La pagina razzista “Fuori tutti gli immigrati dall’Italia”, almeno 5000 fan, che si propone “di combattere contro l’oppressione multietnica”, esplode di commenti all’indomani della strage, alcuni anche all’indirizzo del ministro Kyenge. Ad esempio: “Brutta testa di cazzo di una…casomai sono loro che devono omaggiare noi per avergli dato la possibilità di mettere le loro luride facce puzzanti di piscio sul suolo italiano…ma qui siamo deficienti? Dovrebbero andarsene tutti, se non ci fossero molte regole io stesso darei fuoco ai barconi…che skifo! [con la kappa]” L’amministrazione di Facebook mi risponde dopo un paio di giorni riguardo alla segnalazione che ho fatto del gruppo “Centotrenta bocche negre in meno da sfamare”: “Gentile utente, abbiamo verificato la tua segnalazione e il gruppo non è stato chiuso. Verifica meglio e segnalaci eventualmete post e immagini che siano in violazione delle regole di Facebook.” La mia segnalazione era partita dalla foto del cadavere di un giovane uomo di colore che galleggia a faccia in giù nel mare. Il commento alla foto era: “E adesso chi pulisce?”

E’ l’Italia di oggi, con la sua disumanità, col suo razzismo e con la sua stupidità affidata ai “social networks”.

Posted in Canzoni | Tagged Andrea Buffa, Lampedusa

Il tema della guerra nella musica popolare piemontese

By Antiwar Songs Staff on 27 Settembre 2014

La lionetta

Pubblichiamo un articolo inviatoci da Gianfranco Robiglio, che ha recentemente scoperto il nostro sito e ci ha proposto ultimamente vari interessanti contributi soprattutto sul tema della musica popolare ligure e piemontese. Gianfranco specifica che l’articolo è in costruzione e che aspetta commenti, aggiunte e integrazioni da parte dei visitatori. I commenti quindi sono più che benvenuti.

Vorrei presentare brevemente alcuni brani della tradizione musicale italiana aventi per argomento il tema della guerra, molto sentito dal popolo nel corso dei secoli e che si riflette in una ricca quanto dolorosa serie di canti e ballate, che sono solo in parte giunti fino a noi, anche per merito dei musicisti del folk-revival degli anni ‘80. Sfortunatamente il solo testo, anche se importante, non riesce a mostrare appieno la bellezza di queste canzoni, cui l’arrangiamento e la ricca strumentazione antica conferiscono una ulteriore dignità.

La maggior parte dei canti “militari” italiani mi sembra che abbia la sua collocazione nel Piemonte, non saprei se a causa della posizione geografica o per merito di casa Savoia. (alquanto guerrafondaia)

Per quanto riguarda il tema del disertore, esso è già stato ampiamente trattato in varie pagine del sito, per il tema del ritorno del soldato, (la Rionda, Capitan di gran valore) vorrei solo aggiungere che il dolore e la sofferenza della protagonista non si esauriscono con la sua morte, ma proseguono oltre, per un tempo non definito: in genere, per i casi di morte violenta, fino alla scoperta e punizione del colpevole, ma purtroppo nel caso di morte per guerra non c’è un colpevole… nè punizione, anzi.

Continue reading “Il tema della guerra nella musica popolare piemontese”

Posted in Articoli | Tagged Archensiel, Costantino Nigra, La Lionetta, La Rionda, Napoleone, Piemonte

Popular Problems

By Antiwar Songs Staff on 18 Settembre 2014

Leonard Cohen

Un nuovo album di Leonard Cohen è sempre un evento. Se poi arriva per festeggiare gli 80 anni, a soli due anni di distanza dal precedente fortunato capitolo (Old Ideas) è veramente una piacevole sorpresa… Il disco si intitola Popular Problems.

“L’atmosfera in cui siamo immersi passa anche sotto le porte tanto è sottile e velenosa. Viviamo prigionieri di un senso di paura e di sconfitta, minacciati da forze oscure che modificano le nostre vite. Tutti soffriamo, tutti siamo impegnati in una lotta per il rispetto reciproco. Dobbiamo cominciare a riconoscere che il nostro dolore è uguale a quello degli altri, che la nostra battaglia è legittima quanto quella dei nostri nemici. Siamo frutto delle circostanze, liberi e prigionieri in tempi diversi. Quanto alla cifra politica, sono anni che cerco di averne una – che nessuno ha mai decifrato”.

Leonard Cohen, da un’intervista di Giuseppe Videtti, inviato de la Repubblica a Londra.

Ho visto gente morire di fame
Eccidi, stupri
I villaggi bruciati
E loro in fuga
Non potevo incontrare i loro sguardi
Fissavo le mie scarpe
Era acido, era tragico
Quasi come il blues

Almost Liike the Blues

 

Posted in Album | Tagged Leonard Cohen

In ogni lingua di questo mondo

By Antiwar Songs Staff on 12 Settembre 2014

Sacco e Vanzetti

 

”In ogni lingua di questo mondo”: Termina oggi la ristrutturazione e la traduzione integrale in italiano delle Ballads of Sacco and Vanzetti di Woody Guthrie.

Le undici ballate, più la dodicesima, (Sacco’s Letter To His Son), musicata e cantata nel 1951 da Pete Seeger, erano già state inserite nel sito nel 2006; ma, a parte la ballata di Seeger, non erano mai state tradotte in italiano. La ristrutturazione ha comportato naturalmente anche la loro traduzione integrale, che ha richiesto quasi un mese di lavoro.

E’ assai probabile che la “molla” per tutto questo sia stata, a partire dallo scorso 21 agosto, la prima proiezione in Italia del filmato girato clandestinamente il 28 agosto 1927 a Boston, in occasione dei funerali di Sacco e Vanzetti; filmato creduto a lungo perso, e che è stato proiettato all’Istituto De Martino di Sesto Fiorentino alla presenza di Luigi Botta, uno dei massimi studiosi mondiali della figura dei due anarchici italiani. E’ stato proprio parlando con Luigi Botta, costantemente alla ricerca di canzoni su Sacco e Vanzetti, che gli è stato fatto presente questo sito e ciò che contiene; la ristrutturazione e la traduzione integrale delle “Ballads” è una promessa che gli ho fatto personalmente, e che oggi giunge a compimento.

Si tratta, con tutta probabilità, della prima traduzione integrale delle “Ballads” di Guthrie che sia mai stata eseguita, e non solo in italiano. Sicuramente la prima disponibile liberamente in rete. A modo suo, deve essere intesa anche come un complemento necessario al filmato dei funerali di Sacco e Vanzetti. Filmato che, dopo la prima proiezione pubblica mondiale al De Martino, è stato in seguito proiettato, il 25 agosto sul muro della casa natale di Bartolomeo Vanzetti a Villafalletto (CN) e, due giorni prima, il 23 agosto (anniversario dell’esecuzione), a Torremaggiore, paese natale di Nicola Sacco, con un corposo intervento di Luigi Botta.

Come si può vedere, nella 4a parte è presente il filmato integrale dei funerali, “The March of Sorrow”. Filmato che non è mai stato, va sottolineato, ancora mai proiettato pubblicamente negli Stati Uniti.

Il filmato, naturalmente, è completamente muto (con delle didascalie). Eppure, riesce a parlare davvero “Ogni lingua del mondo”, come recita il verso finale dell’ultima ballata scritta da Woody Guthrie su Sacco e Vanzetti. E in tutte le lingue del mondo sono state scritte canzoni sul pescivendolo di Villafalletto e sul calzolaio di Torremaggiore. Un sito come questo, che tutte le lingue del mondo le ha in sé, non poteva certamente tirarsi indietro e dare il proprio contributo a una vicenda che, ancora oggi, a novant’anni di distanza, non ha cessato di essere attuale e terribilmente indicativa.

Posted in Album | Tagged Anarchia, Luigi Botta, Pete Seeger, Sacco e Vanzetti, Woody Guthrie

10 Settembre 2001: Il giorno mancato

By Antiwar Songs Staff on 10 Settembre 2014

Tiziano Terzani

Ovviamente de Bortoli ed io non abbiamo affatto le stesse idee. Lui, ad esempio, concluse l’editoriale del 12 settembre con una frase famosa, che poi molti gli han tolto di bocca: ” Siamo tutti americani “. Bene, io no. Di fondo mi sento fiorentino, un po’ italiano e sempre di più europeo. Ma americano proprio no, anche se all’America debbo molto, compresa la vita di mio figlio, quella di mio nipote – tutti e due nati là – ed in parte anche la mia. Ma questa è un’altra storia.

In fondo trovo diffìcile questo definirmi. Sono arrivato alla mia età senza mai aver voluto appartenere a nulla, non a una chiesa, non a una religione: non ho avuto la tessera di nessun partito, non mi sono mai iscritto a nessuna associazione, né a quella dei cacciatori né a quella per la protezione degli animali. Non perché non stia naturalmente dalla parte degli uccellini e contro quegli omacci col fucile che sparano nascosti in un capanno, ma perché qualunque organizzazione mi sta stretta. Ho bisogno di sentirmi libero. E questa libertà è faticosa perché ogni volta, davanti ad una situazione, quando bisogna decidere cosa pensare, cosa fare, si può solo ricorrere alla propria testa, al proprio cuore e non alla facile linea, pronta all’uso, di un partito o alle parole di un testo sacro.
Per istinto sono sempre stato lontano dal potere e non ho mai corteggiato chi lo aveva. I potenti mi han sempre lasciato freddo. Se mai sono entrato in qualche stanza dei bottoni, era con un taccuino per prendere appunti e sempre pronto a scoprire qualche magagna.

Tiziano Terzani, 10 Settembre 2001: Il giorno mancato, da Lettere contro la guerra (2002)

Posted in Anniversari, Citazioni | Tagged 11 settembre 2001, Tiziano Terzani

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