Algeria, anni ’50. Disertore francese.
Il manoscritto della canzone porta la data del 15 febbraio 1954; viene pubblicata il 7 maggio dello stesso anno, anniversario della sconfitta di Điện Biên Phủ, e trasmessa (interpretata da Marcel Mouloudji), per la prima volta in radio dalla storica (ed ancora esistente) emittente Europe 1 (con la chiusa finale già modificata). Scoppia il putiferio.
Malgrado le numerose modifiche via via apportate al testo (scompaiono non solo la strofa finale originale, ma anche i riferimenti al Presidente, sostituito da dei più generici Messieurs qu’on nomme grands), nel gennaio del 1955 il consigliere municipale parigino Paul Faber ottiene la censura completa della canzone in radio. Boris Vian reagisce con la sua consueta ironia, pacata ma devastante: la sua prima dichiarazione è che Ma chanson n’est nullement antimilitariste, mais, je le reconnais, violemment pro-civile (“la mia canzone non è affatto antimilitarista, ma, lo riconosco, violentemente pro-civili”); a Paul Faber invia invece una lettera aperta in cui, tra le altre cose, si legge:
“Ex combattente” è una parola pericolosa; non si dovrebbe vantarsi di aver fatto la guerra, dovrebbe dispiacere. Un ex combattente è in condizione più di chiunque altro di odiare la guerra. Quasi tutti i veri disertori sono degli ex-combattenti che non hanno avuto la forza di arrivare fino alla fine del combattimento. E chi scaglierà loro contro la prima pietra? No. Se la mia canzone può spiacere, non è certo a un ex combattente, signor Faber”.
Eliminata dalla diffusione radiofonica e discografica, “Le Déserteur” cade più o meno nel dimenticatoio; per averla cantata, Marcel Mouloudji subisce una sorta di esilio decennale dalla canzone francese; la censura viene tolta soltanto nel 1962, ma ormai Boris Vian è morto da tre anni. Nel 1966 con lo sviluppo delle protest songs e con i moti di Berkeley, viene ripresa da Peter, Paul and Mary, peraltro nella versione “edulcorata” interpretata da Mouloudji. Diviene così la canzone-simbolo che tutti conosciamo.
Innumerevoli sono le versioni in altre lingue.
In Italia è stata incisa per la prima volta nel 1964 (nella versione francese originale) da Margot, ovvero Margherita Galante Garrone (figlia di Alessandro Galante Garrone, moglie di Sergio Liberovici e madre di Andrea) nel periodo dei Cantacronache (1958/1960), quindi ci sono state 5 traduzioni italiane, a cura di Paolo Villaggio, Luigi Tenco, Giorgio Caproni (celebre poeta livornese), Giangilberto Monti e Giorgio Calabrese. Quest’ultima versione è quella cantata da Ivano Fossati nel suo album “Lindbergh” (1992). Ornella Vanoni l’ha inserita nella scaletta del suo tour nel 1971, ma non è affatto vero, come precisa giustamente Enrico de Angelis, che la prima incisione italiana del Disertore sia di Ivano Fossati: dopo essere stata effettivamente incisa in francese da Margot nel ’64 (e più tardi da Adriana Martino), la canzone è stata incisa in italiano dal trio francese The Sunlights nel ’67 e poi, tra il ’71 e il ’72, da Ornella Vanoni, da Serge Reggiani e da Achille Millo.
Riccardo Venturi, 29 ottobre 2004/2 luglio 2005.
Commenti recenti