Ma quella notte volevo parlare
la pioggia il fango e l’auto per scappare
solo a morire lì vicino al mare
ma quella notte io volevo parlare
e non può, non può, può più parlare
non può, non può, può più parlare.Giovanna Marini, Lamento per la morte di Pasolini
Nella notte tra il 1º novembre e il 2 novembre 1975 Pier Paolo Pasolini venne brutalmente assassinato all’idroscalo di Ostia. Il suo omicidio rimane ancora una delle tante pagine oscure della Storia d’Italia.
“…Ogni giorno vengono assassinati, aggrediti, ‘suicidati’ decine e decine di omosessuali, dal nome sconosciuto e che finiscono perciò solo nella cronaca nera. Noi omosessuali infatti siamo sempre stati solo ‘cronaca nera’. Il nostro ambiente è ‘torbido’, ‘squallido’, e se qualcuno di noi ci rimette la pelle, beh, è un finocchio di meno…”, così scriveva Angelo Pezzana, fondatore del FUORI, in quei giorni su L’Espresso, e più o meno così riscriveva non molto tempo fa Franco Grillini, presidente dell’Arcigay…
Ma sull’assassinio di Pasolini si sono fatte molte altre congetture, alimentate nel tempo da continue nuove rivelazioni: furono i fascisti per via del suo film “Salò”, oppure furono i servizi segreti per via delle trame di potere che Pasolini si preparava a rivelare in “Petrolio”, il libro che stava scrivendo?
Federico Zeri paragonò la morte di Pasolini a quella del Caravaggio, un artista sommo, un gigante, ma un intemperante, un non allineato, un personaggio scomodo, considerato “fetido e putrido” dal Potere e dai suoi sgherri ed accoliti, che lo annientarono…
Che si sia trattato dell’assassinio di un frocio – il cui etimo fuggente deriva comunque dalla guerra, dai “f(e)roci” Lanzichenecchi che nei loro “sacchi” si inchiappavano femmine e maschi, o da “français/fronscè”, altri occupanti anche se dai modi un po’ più finicchi dei mercenari tedeschi – oppure di uno dei tanti episodi oscuri dell’epoca della “strategia della tensione”, in ogni caso crediamo che una storia come questa, seppur sbagliata, abbia tutta la dignità di stare sulla CCG/AWS.
È una storia da carabinieri
è una storia per parrucchieri
è una storia un po’ sputtanata
è una storia sbagliata.Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos’altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.Fabrizio De André / Massimo Bubola, Una storia sbagliata
Come nasce una canzone? Direi che buona parte del senso e del valore della canzone sta prima di tutto nel suo titolo, cioè Una storia sbagliata, vale a dire una storia che non sarebbe dovuta accadere. Nel senso che in un clima di normale civiltà una storia del genere non dovrebbe succedere. E poi mi pare ci siano altri due versi che a mio parere spiegano meglio di altri il senso della canzone: “Storia diversa per gente normale / storia comune per gente speciale”. Laddove per “normale” si deve intendere mediocre e poco civilizzato e per “speciale” normalmente, civilmente abituato a convivere con la cosiddetta diversità. Mi spiego meglio: per una persona matura e civile direi che è assolutamente normale che un omosessuale faccia la corte ad un suo simile dello stesso sesso. E assolutamente normale anche che se ne innamori. Dovrebbe esserlo anche per il corteggiato eterosessuale che ha mille modi di difendersi senza ricorrere alla violenza. Purtroppo la cultura maschilista e intollerante di un passato ancora troppo recente, ed allora ancora più recente di quanto non lo sia adesso, e che definirei un passato ancora recidivo, ha fatto credere alla maggioranza che il termine normalità debba coincidere necessariamente con il termine intolleranza. Ecco, un altro aspetto tragico che abbiamo voluto sottolineare nella canzone per la morte di Pasolini è quello legato ad una moda purtroppo ancora adesso corrente, e che si ricollega anche lei al clima di ignoranza e di caccia al diverso. E cioè il fatto che della morte di un grande uomo di pensiero sia stata fatta praticamente carne di porco da sbattere sul banco di macelleria dei settimanali spazzatura e non solo di quelli. Il verso “È una storia per parrucchieri” vuol dire che è una storia che purtroppo la si leggeva allora e ogni tanto la si legge ancora oggi sulle riviste equivoche mentre si aspetta di farsi fare la barba oppure la permanente.
(Fabrizio De André)
Tra le tante canzoni dedicate a Pasolini ce n’è una, non molto famosa, interpretata dalla Casa del Vento con Ginevra Di Marco:
Che diresti della morale
Dei ricatti della religione
Che il piacere è un peccato è una colpa
E che è giusto solo un tipo di amore.Che diresti se dopo trent’anni
Ti dicessi che è rimasto uguale
Sei ancora a volare.[…]
Che diresti del potere di pochi
Che distrugge tutta la terra
Questo cielo che vomita fuoco
Civiltà che fabbrica guerra.
e in effetti ci sarebbe proprio da chiedersi che direbbe Pasolini del mondo di oggi.
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