Questo 22 luglio di morte a Gaza grazie al nazismo sionista è anche la data che ricorda due stragi apparentemente lontanissime nel tempo: quella dello xenofobo “cristiano” Anders Breivik a Oslo e Utøya il 22 luglio 2011 e quella dei Catari di Béziers, avvenuta il 22 luglio 1209. Ma entrambe sono prodotti della stessa cultura, della stessa intolleranza, dello stesso fanatismo religioso, della stessa storia. Niente viene dalla luna. Vogliamo qui ricordarle assieme in questo giorno nero.
La canzone norvegese Venn (Amico) non doveva parlare, e non parlava in origine, delle vittime di Oslo e dei ragazzi e delle ragazze di Utøya. Era stata scritta per uno di quei progetti del tipo Bob Geldof o Africa Unite, per raccogliere fondi per le vittime dello tsunami nell’Asia Meridionale, il 26 dicembre 2004. Lo Spellemannprisen, l’equivalente norvegese dei Grammy Awards, aveva organizzato una riunione delle principali popstar norvegesi (35 in tutto), che avevano interpretato questa canzone scritta dalle rockstar Lene Marlin e Espen Lind.
Quando i cieli ardono neri,
quando il sole diventa notte
e tutti sono andati via
e tu credi di essere abbandonatoQuando il giorno va in pezzi,
quando il tempo non c’è più
e la speranza ha bisogno di stampelle
e di una mano a cui afferrarsiPosso essere un amico,
vedo che cadi,
vedo che cadi
ma ti rialzerai
Poi c’è stata Oslo. Poi c’è stata Utøya e quel maledetto 22 luglio 2011 in cui un cristonazista xenofobo di nome Anders Behring Breivik si è messo in azione, massacrando persone inermi, ragazzi e ragazze che si erano riuniti su un’isoletta, portando la morte e segnando per sempre la vita di chi è sopravvissuto.
Continuo, a oblio già avvenuto e a memoria corta già esercitata abbondantemente, a sostenere che il prodotto Breivik non sia venuto dalla luna e dalla “follia”, ma che sia un figlio perfetto e addirittura logico di questa “Europa”, fatta di fobie, di paure, di intolleranze, di nazismi e di integralismi religiosi. Continuo a sostenere che non c’è soluzione di continuità tra Utøya e il suo carnefice lucidissimo e Lampedusa, tra i fascisti ucraini e gli orrendi antiabortisti spagnoli, tra Alba Dorata e i neonazisti tedeschi e svedesi. Continuo a sostenere che le vittime di Oslo e di Utøya siano state uccise da una cultura sociale e politica ben precisa, nei confronti della quale poco o nulla è stato fatto. Nell’attesa del prossimo Breivik, sotto qualsiasi sole o qualsiasi pioggia, vorrei dedicare a tutti coloro che hanno sofferto questa canzone, che soltanto due giorni dopo le stragi norvegesi era già stata loro accostata. E così farò anch’io, in questi giorni di morte a Gaza, in Ucraina, ovunque. [RV]
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