Il ventotto luglio di cent’anni fa segnava l’inizio della « grande guerra ». Quella in cui, finalmente, l’Europa decise di mandare integralmente al macello le sue masse contadine, quella del primo uso dei gas letali, quella del milione di morti della battaglia della Somme, la preferita del protagonista della famosa canzone di Brassens.
Abbiamo finalmente preparato un nuovo percorso, sicuramente ancora incompleto, che raccoglie le canzoni che raccontano quegli anni terribili. Nel percorso non poteva mancare una delle canzoni più belle della nostra raccolta, 1917, scritta da David Olney e interpretata da Linda Ronstadt ed Emmylou Harris nell’album “Western Wall: The Tucson Sessions”.
La canzone di una donna, che qualcuno definirebbe una puttana, o nel migliore dei casi una “sgualdrina” o una “donna di malaffare”, e di un giovane soldato. La storia di una notte a Parigi, nel 1917.
Lo strano ragazzo che viene da me,
un soldato in licenza di tre giorni,
gli ci vuole una notte di estasi a poco prezzo
e le braccia di una donna per nasconderloMi saluta con un cortese inchino
e cela la sua pena facendo il duro
beve troppo e ride sguaiato,
come posso dirgli di no?
Questa canzone non è soltanto tra le più belle che abbiamo: è tra le più umane e le più amare. Bisognerebbe farla ascoltare ai moralisti di questo tempo, agli ipocriti dei miei stivali, a chi non ha mai avuto un momento d’amore nella sua vita.
Tienimi con te sotto il cielo di Parigi
non parliamo del come e del perché
domani è abbastanza presto per morire
ma stanotte la guerra è finitaFacciamo l’amore con troppa foga e troppo veloce
si addormenta, il suo viso è una maschera
si sveglia coi brividi e beve dalla fiaschetta
e io lo abbraccioMuoiono nelle trincee e nei cieli
in Belgio e in Francia, i morti sono ovunque.
Muoiono troppo presto, non c’è il tempo per preparare
una tomba decente per accoglierliGloria del vecchio mondo, fama del vecchio mondo
il vecchio mondo è andato, andato in fiamme
niente sarà mai più lo stesso
e niente dura per sempreVorrei pregare per lui ma ho scordato come si fa
e non c’è niente, niente che possa salvarlo ora.
C’è sempre un altro con lo stesso buffo inchino
e chi sono io per dirgli di no.
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