Ovviamente de Bortoli ed io non abbiamo affatto le stesse idee. Lui, ad esempio, concluse l’editoriale del 12 settembre con una frase famosa, che poi molti gli han tolto di bocca: ” Siamo tutti americani “. Bene, io no. Di fondo mi sento fiorentino, un po’ italiano e sempre di più europeo. Ma americano proprio no, anche se all’America debbo molto, compresa la vita di mio figlio, quella di mio nipote – tutti e due nati là – ed in parte anche la mia. Ma questa è un’altra storia.
In fondo trovo diffìcile questo definirmi. Sono arrivato alla mia età senza mai aver voluto appartenere a nulla, non a una chiesa, non a una religione: non ho avuto la tessera di nessun partito, non mi sono mai iscritto a nessuna associazione, né a quella dei cacciatori né a quella per la protezione degli animali. Non perché non stia naturalmente dalla parte degli uccellini e contro quegli omacci col fucile che sparano nascosti in un capanno, ma perché qualunque organizzazione mi sta stretta. Ho bisogno di sentirmi libero. E questa libertà è faticosa perché ogni volta, davanti ad una situazione, quando bisogna decidere cosa pensare, cosa fare, si può solo ricorrere alla propria testa, al proprio cuore e non alla facile linea, pronta all’uso, di un partito o alle parole di un testo sacro.
Per istinto sono sempre stato lontano dal potere e non ho mai corteggiato chi lo aveva. I potenti mi han sempre lasciato freddo. Se mai sono entrato in qualche stanza dei bottoni, era con un taccuino per prendere appunti e sempre pronto a scoprire qualche magagna.
Tiziano Terzani, 10 Settembre 2001: Il giorno mancato, da Lettere contro la guerra (2002)
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