Burn the Witch (Brucia la strega) è il singolo che apre il nono e più recente album dei Radiohead, disponibile in rete dall’8 maggio 2016.
Una canzone sul “Come si diventa nazisti”, per citare il famoso studio che lo storico americano William Sheridan Allen (1932-2013) pubblicò nel 1965 (titolo originale: “The Nazi seizure of power; the experience of a single German town, 1930-1935”. L’edizione italiana di Einaudi era introdotta dal sociologo Luciano Gallino il quale scriveva, tra l’altro:
“La distruzione di una comunità politica, la fine della democrazia è sempre possibile – e oggi come allora gli avversari della democrazia stanno anche dentro di noi, nel perenne conflitto, ch’è a un tempo sociale e psichico, tra bisogno di sicurezza e desiderio di libertà”.
E proprio di questo parla “Burn The Witch”, una canzone di lunga gestazione, data più volte per perduta ed oggi ritrovata, con cui i Radiohead hanno fotografato la deriva nazionalista, populista e razzista della nostra decrepita Europa, ripiombata oggi in un’epoca simile a quella fra le due guerre, impreparata ed incapace a gestire la globalizzazione in una prospettiva favorevole all’uomo e cedendo invece su ogni fronte alle sue insidie intrinseche: le crisi economiche, lo strapotere dei capitali finanziari, i riassetti geopolitici, le migrazioni di interi popoli stremati dalle guerre e dalla fame… Un’Europa nei cui lindi paesini – della Baviera tedesca come dell’Essex inglese e pure nella mia bella Torino – proliferano quelli che evocano scenari apocalittici, invasioni di legioni di locuste nere ed islamiche, ed invocano muri, campi di concentramento, deliberati affondamenti di barconi carichi di donne e bambini, ruspe sui campi rom, roghi di omosessuali, Stato di polizia, l’uomo forte e chi più ne ha più ne metta…
Nel bellissimo video – un cartone con pupazzi animati in stop motion che ricordano la serie televisiva inglese degli anni 60 intitolata “Trumpton”, dedicata ai bambini – una ridente, bucolica ed operosa piccola comunità (e potrebbe quasi trattarsi di una di quelle dell’Essex, del Suffolk o del Norfolk dove nella prima metà del 600 avvenne una delle più feroci “cacce alle streghe” mai condotte in Europa, vicenda così ben cantata nel concept album
The Violence di Darren Hayman and The Long Parliament) viene visitata da una sorta di ispettore il quale, sotto la patina di gaiezza, fiori, uccellini, festa ed armonia, non può fare a meno di notare alcune cose dissonanti ed inquietanti, come una bella forca seppur gentilmente infiorata, o una strana cerimonia di spadonari che danzano minacciosi intorno ad una giovane inerme legata ad un albero, o un operaio comunale intento a contrassegnare le porte di alcune case con una croce di vernice rossa, o un’altalena in un parco che è in realtà un aggeggio per l’ordalìa dell’acqua (se galleggi sei una strega), o raccoglitori di pomodori in una serra, sorvegliati da un minaccioso caporale ubriacone…
Poi l’ispettore viene condotto a quella che sembra una festa in suo onore, nel corso della quale viene scoperta una statua che è in realtà un “wicker man”, un grande costruzione di legno in forma umana che, si dice, in certi antichi rituali celtici serviva a fare sacrifici umani… Il malcapitato viene indotto con un pretesto ad entrarvi e poi è proprio il sindaco del paese ad ordinare che l’ospite – non poi così gradito – sia arso vivo…
La clip è una bellissima trasposizione visiva del testo del brano ed è anche un omaggio al film britannico “The Wicker Man”, un horror diretto nel 1973 da Robin Hardy sulla sceneggiatura di Anthony Shaffer.
Un poliziotto viene spedito su di un’isoletta delle Ebridi per indagare sulla scomparsa di una bimba. Lì scopre una comunità agricola molto chiusa, dedita ancora a culti pagani e capisce che ogni anno una bimba viene immolata per propiziare il raccolto… Cerca di salvare la malcapitata di turno ma sarà lui stesso a finire bruciato vivo dalla gente del posto…
Resta nell’ombra
Applaudi alla forca
Assieme agli altri
È un attacco di panico a bassa quota
Canta una canzone col jukebox che va
Brucia la strega
Brucia la strega
Noi sappiamo dove vivi
Croci rosse su porte di legno
E se galleggi vai al rogo
Voci sottobanco attorno ai tavoli
Lascia stare ogni ragione
Evita ogni contatto visivo
Non reagire
Spara ai messaggeri
È un attacco di panico a bassa quota
Canta la filastrocca che va
Brucia la strega
Brucia la strega
Noi sappiamo dove vivi
Noi sappiamo dove vivi
Il film di cui si parla qui aveva già ispirato nel 2000 una canzone omonima degli Iron Maiden.
Comunque, Il rogo in piazza ha dei pregi scenici e moralizzatori che non andrebbero sottovalutati, specie in questa scellerata e permissiva epoca: tutto sta nel trovare la protagonista adatta e nell’eseguire il tutto con puntigliosa attenzione ai dettagli. Si pensi, ad esempio, a che musica per le orecchie sarebbero gli affannosi tentativi di giustificarsi e di invocare protezioni avvocatesche o governative da parte di una pubblica e impenitente peccatrice come Mela Giorgioni… Tutt’attorno, ben azzimati alla moda della hidalguia spagnola dei bei tempi, i componenti maschi dello staff di Antiwarsongs che si dànno sogghignando di gomito l’un l’altro: “…ragazzi, qualcuno ha un cerino…?”
….eh?