Vent’anni dopo

Roma 2003

Era appena incominciata una guerra, la solita guerra americana di “esportazione della democrazia”, fatta scoppiare a base delle solite menzogne ben veicolate dai solitissimi “media” mai al servizio dell’informazione bensì dei poteri forti di ogni genere: era il 20 marzo 2003. Periodo di grande mobilitazione planetaria, di slanci, di manifestazioni oceaniche contro la guerra in tutto il mondo…e a qualcuno venne in mente di raccogliere quante più canzoni possibili in tre o quattro “luoghi virtuali”, di quelli che esistevano allora e che oggi sembrano del Precambriano. Ma la storia di com’è nato questo sito la abbiamo raccontata tante volte, e non c’è bisogno di riperterla oggi. Sono passati vent’anni e decine di guerre, di usuali guerre, dall’Iraq all’attuale Ucraina; siamo certi che, di tutte queste guerre succedutesi (e ancora in corso) durante questo ventennio, la stragrande maggioranza sono passate quasi del tutto inosservate o, per meglio dire, non gliene è importato niente a nessuno. E non bisogna credere che sia strano: alla cosiddetta “umanità” piace sbudellarsi da sempre, ma ci sono gli sbudellamenti alla moda e quelli fuori moda. Tutti, però, hanno e continuano ad avere le loro canzoni: contro, certo, ma anche a favore, oppure non si sa se pro o contro, oppure ancora semplici racconti, storie, constatazioni, incitamenti alla lotta, incitamenti alla pace, la pace come utopia, la pace come deserto, la pace come menzogna, la pace come liberazione ma anche come forma, e non tra le minori, di oppressione. Sono passati vent’anni, alcuni di noi ci sono invecchiati dentro, altri sono scomparsi, altri ancora compariranno e scompariranno: le canzoni, statene pur sicuri, non mancheranno mai. L’homo sapiens si ammazza e canta, canta e si ammazza; da vent’anni intercettiamo, per quanto ci è possibile, questa sua curiosa caratteristica in tutte le sue innumerevoli forme, sfaccettature e declinazioni (in primis quella del “lavoro”, fratello amatissimo della guerra). Ma anche queste sono cose già dette. Talmente dette e ridette che, per quanto tempo ci sarà dato, continueremo a farle. Senza un “grazie”, che non è mai ennesimo, a tutti coloro che ci hanno aiutati in questi vent’anni, però non si potrebbe concludere. Bonvolu akcepti nian dankon.

Nella foto: Una banda suona durante la manifestazione contro la guerra in Iraq, Roma, 15 febbraio 2003.