Grazie Ragazzi. Così lo spot del ministero della Difesa che ci presenta la passerella di eroi rientrati dalle “missioni di pace” osannati dalla folla. La realtà è ben diversa. Il quattro novembre si potrebbe forse festeggiare non le forze armate ma la fine di uno dei più terribili massacri della storia dell’umanità, quella che persino un papa definì un'”inutile strage” (mentre quelle perpetrate qualche tempo dopo dai franchisti protettori della fede furono invece stragi utili, ma questa è un’altra storia). Sembra invece di essere rimasti ai tempi dei comunicati ufficiali, della vuota retorica dei bollettini della vittoria.
Per quanto ci riguarda piuttosto che applaudire i loro ragazzi di ritorno dall’Afghanistan e pronti a essere schierati contro i temibili talebani della Val di Susa preferiamo celebrare il contadino ventiduenne che nel 1918 scrisse:
Per andare a casa dovremo fare così: abbandonare le armi e andarcene; e agli ufficiali che ce ne chiedessero ragione rispondere che si agirebbe così per ordine di noi stessi; e se volessero fare qualche cosa sarebbe facile metterli a posto.
Ammesso “in pubblica udienza” il fatto a lui addebitato, fu condannato a morte.
Oggi un presidente quasi novantenne andrà a fare il suo consueto esercizio di retorica davanti alla tomba di un ragazzo mandato a morire per un pezzo di terra, e al quale hanno tolto anche il nome. Gli dedichiamo due canzoni.
Così oggi sei il milite ignoto,
morto in guerra nessuno sa come,
dopo averci lasciato la pelle,
c’hai rimesso per sempre anche il nome.Ma non sarai certo ignoto ai compagni,
che con te avran lavorato,
non sarai certo ignoto alla donna,
che ti avrà ogni notte aspettato.Non sarai certo ignoto agli amici,
che ti avran dedicato le sere,
nel ricordo dei tempi felici
in cui potevano offrirti da bere.
Come sei invece ignoto a quelli,
per cui tutto ciò è stato un affare,
che cantando siam tutti fratelli,
ti ricordano intorno a un altare.Non mi ricordo in quale guerra
in quale cielo in quale mare
o forse era un palmo di terra
che io dovevo conquistare.
Una bandiera sventolava
ma non ricordo più il colore
quel giorno mi toccò morire
non mi ricordo più per chi.
Ricordo solo il mio primo amore
ch’era lontano ad aspettare
e che piangeva lacrime amare
il giorno ch’io partii per non tornare più.(I Gufi)
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